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L'anniversario
09 Aprile 2025 - 08:50
Oggi, 9 aprile 2025, si celebra il 79° anniversario di Il Grande Dittatore (1940), l'opera magistrale di Charlie Chaplin che, con la sua pungente satira e la sua visione umanista, ha segnato un punto di svolta nella storia del cinema e della cultura mondiale. Non solo un capolavoro della comicità, ma anche una poderosa denuncia contro la tirannia, il razzismo e l'ingiustizia sociale, il film rimane, a distanza di quasi ottant'anni, incredibilmente attuale e potente.
Nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, quando il mondo era travolto dalle atrocità del conflitto e dal crescente potere di figure come Adolf Hitler, Charlie Chaplin, celebre per le sue opere di slapstick e il suo personaggio iconico di "Charlot", decise di intraprendere una nuova direzione artistica. La scelta di Chaplin di realizzare una satira politica fu audace: il film prendeva di mira la figura del dittatore e, più in generale, le dittature che stavano prendendo piede in Europa, come quella di Hitler e di Mussolini.
Il Grande Dittatore fu un film particolarmente innovativo, non solo per il coraggio della sua tematica, ma anche per la scelta di Chaplin di parlare per la prima volta a colori e di abbandonare la tradizione del muto, che lo aveva reso famoso. La storia segue le vicende di un barbiere ebreo che, dopo essere stato prigioniero durante la Grande Guerra, ritorna nel suo paese, ora governato dal dittatore Adenoid Hynkel, che cerca di conquistare il mondo con la sua ideologia di odio e violenza (un evidente riferimento a Hitler).
Il film si distingue per una narrazione che alterna momenti di comicità, tipica del linguaggio di Chaplin, a scene di profonda critica sociale e politica. Il contrasto tra il personaggio del barbiere, che rappresenta l'umanità e la solidarietà, e il tiranno Hynkel, simbolo della disumanità e della violenza, crea un potente conflitto visivo e tematico.
Tuttavia, è il discorso finale del barbiere, che si confonde con il dittatore Hynkel, a rimanere impresso nella memoria collettiva e a dare al film la sua forza e la sua rilevanza duratura. In un momento culminante del film, il barbiere, dopo aver preso il posto di Hynkel durante un evento pubblico, pronuncia un appassionato discorso che esprime una visione completamente contraria a quella del tiranno: un messaggio di speranza, pace, solidarietà e amore per l'umanità.
"Mi dispiace, ma io non voglio fare l'imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile, Ebrei, Ariani, uomini Neri e Bianchi. [...] In questo mondo c'è posto per tutti. La terra è abbastanza ricca per nutrire tutti noi."
Queste parole, che Chaplin pronunciò con il volto emozionato e la voce carica di passione, risuonarono come un appello universale contro l’oppressione, il razzismo e l'egoismo che dominavano il mondo dell'epoca. A 79 anni di distanza, questo discorso non solo mantiene la sua potenza emotiva, ma si rivela sorprendentemente attuale in un'epoca in cui i temi della tolleranza, dell'uguaglianza e dei diritti umani sono ancora al centro del dibattito globale.
Il coraggio di Chaplin nel fare satira politica in un momento storico così delicato, quando la minaccia del nazismo era ben presente, rende Il Grande Dittatore un'opera che va oltre il suo tempo. Ma è soprattutto il messaggio universale che il film lancia a fare di esso un'opera senza tempo. I
A 79 anni dalla sua uscita, Il Grande Dittatore non solo è ancora un'opera di denuncia, ma continua a ispirare le nuove generazioni, invitando a riflettere sulla natura del potere, sulla responsabilità dei governanti e sul valore inalienabile della dignità umana. E proprio come allora, il suo messaggio ci chiede di "guardare verso la luce" e di "lottare per la libertà".
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