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Salute e prevenzione
10 Aprile 2025 - 15:15
Un recente studio condotto all'Università di Oxford ha sollevato un'importante preoccupazione sulla salute pubblica, suggerendo che le microplastiche presenti nell'ambiente potrebbero essere responsabili della diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. La ricerca, guidata dal professor Timothy Walsh, mette in luce come i frammenti di plastica derivanti da imballaggi come sacchetti e confezioni alimentari possano finire nel corpo umano e favorire la proliferazione di superbatteri.
Negli ultimi anni, le microplastiche sono state identificate come un rischio crescente per la salute, contribuendo a malattie cardiovascolari, demenza e diversi tipi di cancro. La plastica, che impiega secoli per decomporsi, permane nell'ambiente e penetra nella catena alimentare e nell'acqua potabile, arrivando infine nel corpo umano. Ora, lo studio di Oxford ha rivelato un ulteriore legame, suggerendo che queste particelle possano accelerare la diffusione di infezioni resistenti agli antibiotici. In particolare, la presenza di microplastiche potrebbe aumentare la diffusione di batteri resistenti fino a 200 volte.
"L'inquinamento da microplastiche e la crescente resistenza agli antibiotici sono due emergenze sanitarie globali – afferma il professor Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene generale e Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell'Università Vita-Salute San Raffaele. Le microplastiche, particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm, si trovano ovunque: negli oceani, nel suolo e, in particolar modo, in alcuni imballaggi alimentari. Le più piccole, sotto i 2,5 micrometri, possono entrare nel corpo umano, assorbendo e trasportando antibiotici, a contatto con i batteri che si trovano a bassi livelli di esposizione, favorendo così l'emergere della resistenza".
Il professor Signorelli aggiunge: "Le microplastiche provenienti da imballaggi alimentari (come PE, PP, PS, PET) creano un ambiente ideale per la formazione di biofilm batterici, facilitando lo scambio di geni di resistenza tra i batteri".
Il settore sanitario, secondo il professor Signorelli, dovrebbe fare pressione sulle istituzioni europee per introdurre regolamentazioni più severe sull'uso della plastica. "La collaborazione tra scienziati, politici e la società civile è fondamentale. I medici e gli esperti di igiene devono sensibilizzare il pubblico e le istituzioni riguardo ai rischi derivanti dall'inquinamento da microplastiche e dalla resistenza agli antibiotici", conclude Signorelli.
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