Ferragni-Tronchetti, già finita?
Qualcuno è pronto a brindare...

Altro giro, altra corsa, altra storia arrivata al capolinea? Per adesso è solo un’indiscrezione che in poche ore ha preso sempre più corpo e come tale merita di essere sdoganata: l’amore tra Chiara Ferragni e Giovanni Tronchetti Provera sarebbe arrivato al termine a pochi mesi dall’inizio della loro frequentazione, anche se i dubbi restano molti in un senso e nell’altro. Lo scoop arriva dalla giornalista Grazia Sambruna che ne ha parlato a “MowMag”, indicando pure le fonti anche se non fa nomi e cognomi: «I suoi amici più stretti continuano a scrivermi che si sia lasciato con Chiara Ferragni. Ed esultano pure. O sono tutti pazzi oppure è proprio vero... Cominciano a diventare troppi perché non sia successo nulla».

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Eppure Giovanni solo un paio di settimane fa era presente alla festa di compleanno per i due figli, Leone e Vittoria, nati dal matrimonio con Fedez. E ancora di recente i due sono stati fotografati in atteggiamenti intimi nella loro Milano. Ma secondo la Sambruna non ci sarebbero dubbi: «Mi scrivono non senza beffarda ironia, che Cecilia Pirelli, madre del rampollo, sarebbe già pronta a sbocciare champagne, a bandire una loculliana festa per la fine di questa di relazione, da lei vista sin dall’inizio come una sorta di piaga d’Egitto». Una voce in effetti non nuova, ma mai assolutamente provata.

In realtà Chiara di questo amore non ha mai parlato pubblicamente. Solo, a fine marzo, aveva postato su Instagram una serie di riflessioni sull’amore: «Sono veramente stufa di sentire di ragazze stupende che non si danno il giusto valore e stanno con degli str***i disumani che le trattano da schifo». Non era necessariamente una riflessione autobiografica, ma le somigliava molto: «I miei amori? In passato non fortunatissima in amore ma romantica per sempre. Purtroppo nelle relazioni ognuno di noi ha fatto errori, spesso dipendenti dai traumi e insicurezze passate o da schemi sbagliati che continuiamo a ripetere. Cerchiamo persone tossiche perché è quello a cui il nostro cervello è abituato», aveva scritto. E forse vale ancora adesso.