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Aurora Mardiganian: la ragazza che raccontò il genocidio armeno al cinema

La voce dimenticata che scosse il mondo e illuminò la verità

Aurora Mardiganian: la ragazza che raccontò il genocidio armeno al cinema

Ci sono storie del genocidio armeno che negli eventi successivi al 1915 erano state raccontate ma che oggi sono state dimenticate. Oggi, nella 110° commemorazione del primo genocidio del XX secolo, si vuole riportare una di quelle storie, quella di Aurora Mardiganian

Chi era Aurora Mardiganian

Nata il 12 gennaio 1901 nel distretto di Çemişgezek in Turchia, Arshaluys Mardiganian aveva solo 14 anni quando i Giovani Turchi di Pasha distrussero la sua vita: vide il padre torturato e ucciso, i suoi fratelli spariti e lei stessa trascinata lungo la “via del deserto”, ovvero la marcia della morte per il deserto siriano. Subì violenze, fu venduta come schiava, ma il suo destino non era quello di morire e riuscì a fuggire, attraversando la frontiera siriana a piedi

Arriverà quasi per miracolo negli Stati Uniti d'America nel 1917 dopo due anni di fuga e sopravvivenza, verrà accolta da una comunità armena in diaspora, cambierà il suo nome in Aurora e presa in cura da dei missionari protestanti. Ma non si limitò a salvarsi: decise di raccontare tutto. E lo fece attraverso l'arte.

Con l’aiuto del giornalista Henry Gates, Aurora pubblicò Ravished Armenia (“Armenia Violata”), un libro-testimonianza che scioccò il pubblico americano. Era una voce femminile, giovane, diretta: una delle prime testimonianze scritte da una sopravvissuta al genocidio, e la prima a essere tradotta in immagini.

Nel 1919, la sua storia fu portata al cinema. Il film si intitolava Auction of Souls e Aurora recitò nel ruolo di sé stessa, ricostruendo davanti alla macchina da presa ciò che aveva vissuto: la deportazione, la fuga, le atrocità.

Il film fu proiettato al Congresso degli Stati Uniti, per sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere il governo a intervenire nella crisi armena. Era una forma di attivismo potentissima, all’epoca inedita. Di quel film oggi restano solo pochi frammenti, ma l’impatto fu epocale. Una delle citazioni più riportate e più citate è: "Ho visto le madri gettare i loro figli nei fiumi, per risparmiarli alla tortura. Ho visto le donne vendute come bestie, e i bambini morire senza piangere più. Ma io sono qui. E non dimenticherò".

Dopo l’ondata iniziale di attenzione, Aurora decide di scomparire lentamente dai riflettori. Provata dal trauma e dalla pressione mediatica, visse una vita appartata a Los Angeles dove morirà il 6 febbraio 1994, quasi centenaria. Solo negli ultimi anni il suo contributo è stato riscoperto, valorizzato, raccontato di nuovo.

Perché raccontare la sua storia oggi?

In un tempo in cui raccontare significava esporsi, Aurora Mardiganian ha scelto la verità. La sua storia non è stata solo il resoconto di una tragedia personale, ma un documento storico e culturale di valore universale.

Con il suo libro e il film, Aurora aveva portato l’orrore del genocidio fuori dal silenzio, aprendo una strada alla testimonianza pubblica delle sopravvissute. Aveva raccontato abusi, schiavitù, violenze sessuali: temi rimossi per decenni dalla narrazione ufficiale, soprattutto se vissuti da donne ma il suo coraggio aveva trasformato la sofferenza in denuncia, la testimonianza in azione ed è stata ascoltata dal Congresso USA quando il mondo ancora taceva.

In un'epoca di negazionismi e revisionismi, la sua voce resta un faro: non solo per ricordare, ma per difendere la verità storica e dare forza a chi subisce ingiustizie oggi.

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