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E-COMMERCE & DAZI
02 Maggio 2025 - 21:30
Immagine di repertorio
Niente più prezzi stracciati su Temu e Shein. Gli utenti americani, nelle ultime ore, si sono ritrovati a pagare un extra su capi d’abbigliamento e accessori acquistati sulle piattaforme cinesi del fast fashion. Il motivo? L’inasprimento dei dazi imposti dagli Stati Uniti sull’import dalla Cina, una misura voluta da Donald Trump per proteggere l’economia interna e colpire i giganti dell’e-commerce orientale.
Finora Shein, Temu e altri marketplace asiatici avevano approfittato di una soglia doganale: se un pacco spedito direttamente al consumatore finale non superava gli 800 dollari di valore, non venivano applicate imposte aggiuntive. Era il cosiddetto regime "de minimis", che di fatto esentava milioni di ordini online da qualunque dazio. Questo meccanismo ha permesso ai colossi cinesi di mantenere prezzi ultra-competitivi e aggirare di fatto le barriere fiscali imposte agli altri importatori.
L'amministrazione americana ha deciso di chiudere la falla, facendo scattare dazi immediati su ogni spedizione, anche di pochi dollari. Temu e Shein hanno quindi dovuto aggiornare i loro sistemi: ora ogni ordine è soggetto a costi di importazione che possono superare i 10 dollari, indipendentemente dal prezzo iniziale del prodotto. In certi casi si arriva persino a una sovrattassa del 145%, rendendo l’acquisto decisamente meno conveniente.
L’intento di Trump è piuttosto esplicito: rallentare la crescita delle piattaforme cinesi, proteggere i commercianti americani e dare una spinta ai colossi di casa come Amazon. Ma la questione potrebbe presto allargarsi oltre l’ambito economico. La Cina, infatti, non ha preso bene la stretta sui dazi e starebbe pensando di riaprire il dialogo con gli Stati Uniti, nella speranza di rivedere le nuove misure o almeno di trovare un punto d’incontro per evitare un’escalation commerciale.
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