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DAZI & E-COMMERCE
29 Aprile 2025 - 23:00
Immagine di repertorio
Quest’anno il Prime Day rischia di essere più povero del previsto. A poche settimane dall’evento che ogni estate riempie il carrello di milioni di utenti, un numero crescente di venditori sta facendo marcia indietro. Il motivo? I dazi sulle importazioni dalla Cina, tornati a pesare come un macigno.
Come riportato da Reuters, diversi commercianti terzi che si appoggiano ad Amazon per vendere i loro prodotti hanno scelto di rinunciare del tutto o di ridurre drasticamente l’offerta. Per molti, partecipare significherebbe svendere merce senza nemmeno coprire i costi. Un colpo durissimo, soprattutto per chi lavora con articoli realizzati in Cina, ora penalizzati da tariffe sempre più alte.
Tra chi ha deciso di restare fuori c’è Steve Green, specializzato in biciclette e skateboard. Dopo anni di presenza fissa al Prime Day, stavolta ha detto basta: con i prezzi lievitati a causa dei dazi, i suoi prodotti rischierebbero di restare invenduti. Scelta analoga per Kim Vaccarella, a capo della Bogg Bag, marchio noto per le sue borse. Vaccarella ha preferito conservare le scorte per canali alternativi e avviare la delocalizzazione della produzione verso Vietnam e Cambogia, seguendo l’esempio di colossi come Apple.
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina non si limita quindi ai grandi equilibri geopolitici: ora comincia a farsi sentire anche nel carrello virtuale degli americani. E mentre Amazon assicura che l’interesse dei venditori per il Prime Day 2025 è forte, resta il dubbio su quanti abbiano realmente deciso di partecipare.
A salvarsi sarà Amazon, che potrà contare sui suoi numeri e sulla forza del marchio. Chi rischia di affondare, invece, sono i piccoli rivenditori, proprio quelli che più di tutti avevano scommesso sulla vetrina globale di Seattle. Come ha osservato Arun Sundaram, analista di CFRA Research: «Amazon se la caverà, ma per molti venditori indipendenti questa è una brutta botta».
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