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Da Torino a Firenze a Roma… Quando (e perché) un Paese cambia capitale

Scopri i motivi politici, strategici e simbolici dietro il cambio di capitale: dall’Italia unita al mondo intero, ecco cosa spinge uno Stato a spostare il cuore del potere

Da Torino a Firenze a Roma… Quando (e perché) un Paese cambia capitale

Cambiare capitale non è una scelta banale. Dietro c’è sempre una spinta forte, spesso legata a cambiamenti politici radicali, strategie di potere o necessità logistiche. L’Italia lo sa bene: in poco più di un decennio, ha visto la sua capitale passare da Torino a Firenze, per poi stabilirsi a Roma. Ma perché succede? E perché non solo in Italia? Partiamo proprio da casa nostra.

1861: Torino capitale del neonato Regno d’Italia. Non fu una scelta neutra: Torino era il cuore del Regno di Sardegna, la culla del Risorgimento, la base del potere sabaudo. Ma non bastava.
Appena dieci anni dopo, nel 1865, la capitale si sposta a Firenze. Un segnale politico preciso: spostare il centro verso sud, in attesa di completare l’unificazione con Roma.
E infatti, nel 1871, dopo la Breccia di Porta Pia e la fine del potere temporale del Papa, Roma diventa finalmente capitale. Non solo per centralità geografica, ma per il suo immenso valore simbolico: Roma è la città eterna, il cuore della storia italiana, l’eredità dell’Impero e della cristianità.

Quando (e perché) si cambia capitale: i motivi principali

Il caso italiano è emblematico, ma non unico. Ecco le principali ragioni per cui uno Stato può decidere di cambiare la sua capitale:

  1. Motivazioni politiche o simboliche
    Serve un nuovo inizio, un messaggio forte. È successo in Brasile, con il passaggio da Rio de Janeiro a Brasilia nel 1960: una città moderna, costruita da zero, nel cuore del Paese. Simbolo di progresso e unità.

  2. Decentramento geografico e sviluppo
    Spesso le capitali storiche sono troppo a nord, a sud o sulla costa. Spostarle significa riequilibrare lo sviluppo. In Nigeria, ad esempio, la capitale è passata da Lagos a Abuja, più centrale e meno congestionata.

  3. Sicurezza e stabilità
    Alcuni Stati hanno cambiato capitale per allontanarsi da aree ad alto rischio. È il caso del Kazakhstan, che ha spostato la capitale da Almaty a Nur-Sultan (ex Astana) per motivi strategici e difensivi.

  4. Cause ambientali o demografiche
    Ci sono città diventate ingestibili, inquinate, o a rischio naturale. Il governo dell’Indonesia ha deciso di trasferire la capitale da Jakarta a una nuova città in costruzione, Nusantara, per sfuggire all’inquinamento e all’innalzamento del mare.

Oggi, cambiare capitale è una mossa che guarda lontano: i governi la usano per rilanciare l’identità nazionale, per spingere la crescita in territori dimenticati o per creare smart cities da zero, sostenibili e tecnologiche.

E l’Italia? Roma rimane salda, ma non sono mancati – in passato – idee di capitali alternative, specie in epoca fascista o in tempi di crisi istituzionale. Un esempio? Salò, capitale della Repubblica Sociale Italiana.

Non è solo logistica, è strategia. È narrazione. È potere. Ogni capitale scelta racconta qualcosa di preciso sul presente e sul futuro di una nazione. E ogni volta che una bandiera si sposta da una città all’altra, dietro c’è una mossa politica, simbolica o strategica.

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