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Recensioni cinematografiche del 2025
06 Maggio 2025 - 17:35
Avete presente quando si guarda il trailer di un film ma non convince proprio del tutto, e poi quando si va a vederlo si esce in seguito dalla sala saltando di gioia da quanto bellissimo fosse stato? Questa è l'esperienza che si ha andando a vedere Thunderbolts*... o no, scusate, intendevo The New Avengers, come ormai anche la MCU ha volutamente annunciato (cortesia di Robert Downey Jr e il suo commento che non è passato inosservato nel suo post con i OG Avengers).
"Solo wow! Cena e film con i Vecchi Avengers. Fortissimo, fresco e profondo, Le mie congratulazioni" - Robert Downey Jr su instagram
Siamo onesti: la MCU era ad un punto di discesa nella sua storia, i prodotti che letteralmente bombardavano su Disney+ erano diventati sfiancanti e la "marvel fatigue" si stava facendo sentire forte e grazie a Dio, il presidente della casa cinematografica, Kevin Feige, se n'è accorto in tempo e sta già provvedendo a riportare in carreggiata l'MCU (sempre se Trump non uccida l'intera industria con i suoi dazi) con tempi di uscita più lenti in modo da dare allo spettatore un prodotto di alta qualità, come lo erano i film della Infinity Saga.
Non fraintendetemi, ci sono alcuni prodotti, tra film e serie tv che avevano lasciato il segno in maniera positiva (Wandavision, Falcon & Winter Soldier, Hawkeye, Guardiani della Galassia Vol.3, Deadpool & Wolverine, Daredevil: Rinascita), ma il restante a malapena era riuscita a salvarsi, basta citare She Hulk e gli spettatori si coprono occhi e orecchie. Ma Thunderbolts* ha riportato gli spettatori in sala regalando loro la Marvel di cui si erano innamorati. Un film di 2 ore che riesce a continuare le storie dei suoi personaggi e li conduce verso la strada per il temuto Doomsday (le quali riprese sono attualmente in corso in Inghilterra).
Il film inizia con Yelena Belova (Florence Pugh) che conduce uno stile di vita a cui molti di noi potremmo ritrovarci: si alza, va a lavoro, ritorna a casa, mangia, beve, va a dormire e ripete il tutto il giorno dopo. La sua vita da Vedova Nera della Stanza Rossa saranno finiti ma dopo la morte di sua sorella Natasha, ha faticato e continua a faticare a riprendere appieno la sua vita, soprattutto sotto il controllo direttivo di Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), ex diretrice della CIA e della OXE, ora sotto impeachment per aver usato, in un progetto illegale, cavie umane per creare il supereroe perfetto, dato che "gli Avengers non sarebbero tornati".
E proprio de Fontaine, invia Yelena a mettere a posto la faccenda in modo da non essere condannata. Ma quando si scontra con John Walker/U.S. Agent (Wyatt Russell), Ava Starr/Ghost (Hannah John-Kamen) e Antonia Dreykov/Taskmaster (Olga Kurylenko) realizzano che in realtà Valentina li aveva mandati per uccidersi a vicenda, perché avevano fatto tutti parte della taskforce della donna. E la faccenda si complica di più quando incontrano Robert Reynolds, chiamato anche Bob (Lewis Pullman), unico superstite del progetto Sentry (ed è fondamentale precisare che Bob è un ragazzo molto provato, che ha fatto uso di sostanze, soffre di bipolarismo e depressione e il suo lato oscuro si manifesta in modi devastanti, in altri termini, un pericolo per se stesso e per chi lo circonda).
A questo team improvvisato di antieroi disadattati si uniranno poi Alexei Shostakov/Red Guardian (David Harbour), papà di Yelena che non vedeva da un anno, e Bucky Barnes (Sebastian Stan) che voleva entrare in senato ma che non stava ricevendo molto supporto.
Insieme dovranno per forza collaborare non solo per fermare Valentina ma anche Void, l'altro oscuro di Bob che vorrà sprofondare il mondo nel buio.
Void (Lewis Pullman) in Thunderbolts*
Queste sono alcune delle parole che mi vengono in mente quando penso a questo film. Fin da subito, dal monologo di Yelena (interpretata magistralmente da Florence Pugh che non sbaglia mai, neanche saltando dal secondo grattacielo più alto del mondo), si avverte che il film si sarebbe anche concentrato su dei argomenti molto delicati come la salute mentale. La Marvel non era estranea a questi temi: Thor e la sua depressione, Scarlet Witch e il suo lutto, Moon Knight e il suo disturbo dissociativo della personalità, il Soldato d'Inverno e il suo PTSD), quindi un po' si aveva timore di come avrebbero gestito di nuovo questi argomenti importanti dati gli ultimi prodotti.
Ma questi timori non hanno mai incontrato la loro risoluzione, perché Thunderbolts* (o New Avengers, come li volete chiamare) è una lettera di conforto e un abbraccio caldo a tutti coloro che si sentono soli, non importanti, inutili, proprio come si sentivano Bob e Yelena. La depressione è purtroppo una delle bestie più brutali che ci siano e molte volte, come lo è stato per Bob, lasciarsi prendere dal sopravvento sembra che sia l'unica soluzione per fermarlo ma, come è stato mostrato, la verità è che nessuno è davvero solo. Ci sono tanti altri disadattati perdenti che, se uniti, diventano una forza sorprendente, anche senza superpoteri speciali. A volte non serve volare o usare il pensiero per muovere le cose e per riportare l'equilibrio e la luce. A volte basta un semplice "ci sono io qui" e un abbraccio, e tutto si rimette a posto. Sembrerà scontato e sdolcinato, ma è così e Thunderbolts* lo mostra in un modo bellissimo ed emozionante.
La parte comica (principalmente di David Harbour) è bilanciata perfettamente e Harbour come Red Guardian è uno dei casting migliori mai fatti. Il suo senso dell'umorismo e la sua emotività paterna rendono il suo personaggio un po' come il nostro papà. Il discorso che fa a Yelena verso il climax del film sono quelle parole che ogni figlio o figlia (soprattutto figlia) che si devono sentire tutti e finalmente, dopo decenni in cui non veniva riconosciuto per il suo contributo nel proteggere le persone, Alexei diventa l'eroe che voleva essere da sempre.
Una piccola nota però la vorrei fare: avrei voluto che dessero una finestra anche a Ghost, perché per quanto la sua storia sia stata raccontata in Ant-man and the Wasp, di lei non si era più saputo nulla per un bel po' e non c'era neanche in Endgame, e anche se aveva detto che la sua nuova armatura era per non farla morire, avrei apprezzato se la sua storia fosse stata arricchita un po' di più, magari in un ricordo come hanno fatto per John Walker, che in Falcon & Winter Soldier aveva reso pubblica la versione peggiore dell'essere Captain America. A Walker almeno avevano dato una possibilità di spiegare perché fosse diventato così orgoglioso ed irritante e alla fine lo si capisce e ci si sente dispiaciuti per lui. E Taskmaster? Meglio non parlarne, perché essenzialmente non c'era (SPOILER, muore dopo due minuti di combattimento, letteralmente).
Di Bucky cosa si può dire? La sua storia ormai la conosciamo tutta e un po' si ringraziano i sceneggiatori di non aver messo delle scene nelle stanze di Void in cui lo vedevamo soffrire di nuovo per il suo passato terribile, anzi, la sua battuta su proprio la sua vita ha fatto sorridere.
Ora, so cosa vi sarete chiesti: Valentina Allegra de chi?? In poche parole, Valentina è quella che si potrebbe considerare la "Nick Fury donna", ma dal lato cattivo. Anche se nel film si è spiegato brevemente il perché è diventata così opportunista e vicina alle ideologie dell'Hydra, il suo personaggio è un esempio perfetto di chi sa che quello che ha fatto è sbagliato e per salvarsi la pelle fa qualsiasi cosa pur di non finire in prigione. Dove si era già visto il suo personaggio? La prima volta è stato in Falcon & Winter Soldier (dove reclutava John Walker), la seconda in Black Widow (nei titoli di coda quando si presenta sulla tomba di Natasha Romanov e dà il prossimo lavoro a Yelena) e la terza in Black Panther: Wakanda Forever (in cui si scopre che era sposata con l'agente Everett Ross).
Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus) in Thunderbolts*
Alla fine del film, viene annunciato da Valentina che la squadra che ha riportato la luce (e Bob) a New York dopo la battaglia contro Void, sono i Nuovi Avengers e 14 mesi dopo, si ritrovano già a fare i conti con Sam Wilson/Captain America (una pugnalata per chi, come me, ama alla follia l'amicizia Sam-Bucky/Anthony Mackie-Sebastian Stan). Ma questa diverrà uno dei problemi minimi, dopo che viene rilevata dallo spazio, l'entrata interdimensionale di una navicella che appartiene, come spoilerato nei titoli di coda della colonna sonora, ai Fantastici Quattro.
Perché è importante questa scena? Prima di tutto perché è stata girata dai Fratelli Russo. Sì, proprio loro, coloro che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. E secondo, perché da questo momento si inizia davvero la strada verso il confronto finale con Dr. Doom. Questa scena post-credit è più lunga rispetto alle altre viste nei film degli ultimi anni ma ha comunque riportato il pubblico indietro ai tempi di Captain America: Il Soldato d'Inverno.
Mi sono innamorata della Marvel quando avevo 15 anni, ho sperimentato l'emozione di vedere entrambi gli ultimi due capitoli di Avengers al cinema, ho esultato nel vedere i tre Spiderman insieme in No Way Home e ho pianto tanto con Wanda in Wandavision e poi con il cast di Black Panther per la scomparsa di Chadwick Boseman, e da 4 anni mi sentivo molto scoraggiata dai prodotti che rilasciavano. Sì, alcuni erano godibili ma mancavano sempre di qualcosa, quell'equilibrio, quella magia che ti fa rimanere incollato sulla poltrona con gli occhi fissi sullo schermo perché non volevi perderti nessun secondo, non perché era essenziale ma perché era genuinamente del cinema ben fatto.
Thunderbolts* ha riportato quella magia, quella scintilla, sono uscita dalla sala saltando di gioia e ha riacceso quella fiamma che ha scaturito l'amore non solo per il genere supereroico ma per il cinema in generale. Consiglio caldamente a tutti di andare al cinema a vederlo, è un'occasione imperdibile.
Voto finale: 10/10
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