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Cinema

Cannes sotto i riflettori, le tensioni sui dazi e le critiche a Trump

Il festival di Cannes tra cinema e politica: il dibattito sui dazi di Trump e i personaggi coinvolti

Cannes sotto i riflettori, le tensioni sui dazi e le critiche a Trump

Immagine di repertorio

Il Festival di Cannes è imminente, con l'inizio previsto per il 13 maggio, e ci si avvia subito verso i nodi cruciali. Nella serata inaugurale della 78ª edizione del festival, che si terrà dal 13 al 24 maggio, Juliette Binoche presiederà la giuria, mentre la Palma d'Oro onoraria verrà conferita a Robert De Niro, autentica icona del cinema e figura particolarmente critica verso il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Gli annunci del magnate riguardanti politiche protezionistiche su Hollywood, con l'imposizione di dazi al 100% su tutti i film prodotti in paesi stranieri e distribuiti negli Stati Uniti, stanno generando turbamenti nell'industria cinematografica mondiale e rappresenteranno un tema centrale a Cannes. Le critiche a tale approccio protezionistico provengono anche dall'interno degli Stati Uniti, a partire dalla California, dove il governatore Gavin Newsom, forte oppositore del presidente, ha affermato che lo Stato resta impegnato per una partnership internazionale forte e stabile, auspicando l'istituzione di un credito d'imposta federale da 7,5 miliardi di dollari per Hollywood, piuttosto che l'imposizione di dazi doganali.

Oltre alle probabili e attese dichiarazioni di De Niro, qualche sorpresa anti-trumpiana potrebbe arrivare anche da un altro regista americano molto esplicito: Spike Lee, presente fuori concorso con 'Highest to Lowest'. Intanto, un effetto già visibile è la frattura, oltre le affiliazioni politiche: la Directors Guild of America (DGA) ha deciso di appoggiare i dazi imposti da Trump, provocando lo sconcerto di un gruppo di rinomati registi francesi. Tra questi, Jacques Audiard, vincitore della Palma d'Oro a Cannes nel 2015, ha espresso preoccupazione per il crescente divario tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, sottolineando l'importanza dell'unità tra registi europei e americani.

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