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Scienza
07 Maggio 2025 - 21:00
C’è chi dice che sia tutta una questione di chimica. Che bastino un paio di neurotrasmettitori, una manciata di ormoni ben dosati e il gioco è fatto: sei innamorato. Ma è davvero così semplice? L’amore – quello che ti toglie il fiato, che ti sveglia nel cuore della notte, che ti fa battere il cuore al solo pensiero di qualcuno – si può spiegare solo con le reazioni del cervello? O c’è ancora spazio per la magia?
Negli ultimi anni, la scienza ha provato con insistenza a entrare nei meccanismi dell’attrazione e dell’innamoramento. E qualcosa, va detto, lo ha scoperto.
Tutto inizia con un desiderio. Biologicamente parlando, è il testosterone a entrare in gioco, negli uomini come nelle donne. È lui, insieme agli estrogeni, a risvegliare l’istinto sessuale, quella spinta primordiale che ci fa cercare l’altro. È la fase più animalesca, più immediata. Ma l’amore, si sa, è ben più complicato.
Subito dopo, ecco la fase dell’attrazione. Qui entrano in scena le vere star dell’amore moderno: dopamina, noradrenalina e serotonina. La dopamina accende il circuito del piacere, rendendo l’altro una sorta di “droga” naturale. La noradrenalina aumenta la frequenza cardiaca, fa sudare i palmi delle mani, ci tiene svegli la notte. E la serotonina… cala. Già, perché quando siamo innamorati, la serotonina si abbassa, proprio come succede nelle persone affette da disturbo ossessivo-compulsivo. Sì, l’innamoramento è una forma temporanea di follia chimica. Romantico, no?
Poi, con il tempo – se tutto va bene – arriva l’attaccamento. È il momento in cui le farfalle nello stomaco lasciano spazio alla complicità, alla fiducia, al senso di sicurezza. Qui il corpo rilascia ossitocina (l’“ormone delle coccole”) e vasopressina. Sono queste le sostanze che ci fanno desiderare l’abbraccio dopo l’amore, la colazione insieme, i progetti a lungo termine.
La scienza ci dice cosa succede nel cervello, ma non perché succede con quella persona lì e non con un’altra. È qui che entrano in gioco la psicologia, la cultura, la storia personale.
L’attrazione può essere sessuale, romantica, mentale, intellettuale o emotiva. Per alcuni, è una scintilla visiva. Per altri, una voce, un odore, una battuta detta nel momento giusto. Alcune persone si dichiarano sapiosessuali: attratte dall’intelligenza, prima ancora che dal corpo. Altri cercano qualcuno che ricordi – inconsciamente – le dinamiche affettive dell’infanzia. Altri ancora si innamorano di chi li sfida, li incuriosisce, li destabilizza.
E poi c’è il contesto: la società, i canoni estetici, la cultura pop, le app, le storie d’amore che abbiamo visto al cinema o letto nei libri. Non siamo creature isolate, e l’amore non nasce mai in un vuoto.
Uno degli aspetti più curiosi dell’attrazione è quanto sia legata a fattori che non vediamo. I feromoni, ad esempio, giocano un ruolo fondamentale: segnali chimici che ci attirano o ci respingono senza che ce ne rendiamo conto. Durante l’ovulazione, alcune donne percepiscono inconsciamente l’odore di uomini con un profilo genetico più compatibile. È biologia, ma ci sembra magia.
La simmetria del volto, la profondità della voce, persino il modo in cui una persona cammina: ogni dettaglio può accendere qualcosa nel nostro cervello. Ma non è mai solo estetica. L’esperienza insegna che ci si può innamorare anche di chi inizialmente “non era il nostro tipo”.
Nonostante diagrammi, formule, ricerche su campioni di innamorati e scansioni cerebrali, la verità è che l’amore sfugge sempre un po’ alla definizione. È una danza tra corpo e mente, tra razionale e irrazionale, tra ciò che ci è stato insegnato e ciò che ci sorprende.
Possiamo capire cosa succede dentro di noi quando ci innamoriamo, ma non sempre perché succede. E forse è proprio questo il bello. Sapere che, in un mondo dominato dalla razionalità e dalla logica, esiste ancora qualcosa che non possiamo controllare del tutto. Qualcosa che ci prende il cuore, ci confonde i pensieri, ci fa scrivere messaggi alle due di notte.
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