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Lavoro
07 Maggio 2025 - 21:30
Il governo spagnolo ha dato via libera alla proposta di legge per ridurre il monte ore settimanale da 40 a 37,5 ore, mantenendo inalterati gli stipendi. Tuttavia, nonostante l’approvazione dell’esecutivo di Pedro Sánchez, la misura deve ancora affrontare l’iter parlamentare, dove la maggioranza potrebbe non avere i voti necessari per l’approvazione definitiva.
Oltre alla riduzione dell’orario, la riforma include misure di controllo più rigorose dell’orario lavorativo, affidate all’ispettorato del lavoro e il diritto alla disconnessione, per evitare eccessi lavorativi fuori dall’orario previsto.
Circa 12 milioni di lavoratori saranno interessati da questa misura, che potrebbe ridisegnare il mercato del lavoro spagnolo. L’obiettivo è chiaro: garantire una qualità della vita più elevata senza intaccare i salari. La riforma gode di un ampio sostegno popolare: un sondaggio del 2024 ha rivelato che il 68,1% degli spagnoli è favorevole alla riduzione dell’orario settimanale. Le motivazioni principali riguardano la necessità di migliore conciliazione tra lavoro e famiglia, maggiore attenzione alla salute e più tempo libero senza sacrificare la sicurezza economica.
Nonostante il sostegno dell’opinione pubblica, la legge ha incontrato forti opposizioni da parte di alcune organizzazioni imprenditoriali. Secondo i datori di lavoro, la riforma dovrebbe essere il risultato della contrattazione collettiva, e non un’imposizione legislativa. Le aziende temono un aumento dei costi aziendali e una riduzione della competitività, soprattutto per le piccole e medie imprese.
Sebbene il governo Sánchez abbia accelerato i tempi per raggiungere l’obiettivo fissato nel patto tra Psoe e Sumar, la strada verso l’approvazione definitiva è ancora incerta. Nel 2024, l’esecutivo avrebbe dovuto abbassare l’orario lavorativo a 38,5 ore, ma la promessa non è stata mantenuta. Ora, con la soglia di 37,5 ore prevista nel 2025, il governo cerca di non fallire nuovamente. Il problema principale resta il consenso parlamentare con Popolari e Vox, le principali forze di opposizione, che si oppongono fermamente alla misura mentre gli indipendentisti catalani di Junts potrebbero rivelarsi decisivi, se decideranno di cambiare posizione rispetto alle loro iniziali reticenze.
La principale sostenitrice della riforma è Yolanda Díaz, leader di Sumar e ministra del Lavoro, che in conferenza stampa ha ribadito l’importanza della misura per i cittadini: “Oggi aiutiamo a far sì che le persone siano un po’ più felici”. Sebbene riconosca le difficoltà parlamentari, Díaz è fiduciosa e sostiene che esiste margine di negoziazione. Inoltre, ha sottolineato che la misura gode di un ampio consenso sociale, e che pubblicamente nessuno osa dichiararsi contrario alla riduzione dell’orario lavorativo.
Nel nostro Paese, una misura simile sembra ancora un’utopia. Solo poche settimane fa, la proposta avanzata da M5S, AVS e PD per introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni, mantenendo gli stipendi invariati, è stata respinta dalla Ragioneria generale dello Stato. Il motivo? L’impatto economico eccessivo che una tale riforma potrebbe avere sul bilancio pubblico.
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