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Curiosità

Super Mario si chiama così per colpa dell’affitto: la vera storia dell’italo-americano che ha fatto la fortuna della Nintendo

Dietro l’idraulico più famoso del mondo si nasconde Mario Segale, imprenditore italo-americano che salvò Nintendo e ispirò il nome del suo personaggio simbolo. Ma chi era davvero quest’uomo?

Super Mario si chiama così per colpa dell’affitto: la vera storia dell’italo-americano che ha fatto la fortuna della Nintendo

Quando pensiamo a Super Mario, immaginiamo subito l’idraulico baffuto con la salopette blu e il cappello rosso che da oltre quarant’anni domina il mondo dei videogiochi. Ma pochi sanno che quel nome, Mario, non fu scelto a caso. Anzi, affonda le sue radici in una storia di affitti non pagati, promesse azzardate e un'improbabile somiglianza con un imprenditore italo-americano: Mario Arnold Segale.

Correva l’anno 1981. La Nintendo, ancora sconosciuta ai più negli Stati Uniti, aveva bisogno di una sede per sviluppare e distribuire i suoi giochi. Trovò un magazzino a Washington D.C., di proprietà di un imprenditore locale, Mario Segale. L'accordo fu semplice: affitto mensile e qualche speranza da parte dei giapponesi. Ma i soldi scarseggiavano. L’azienda, impegnata nella realizzazione di un videogioco che avrebbe cambiato per sempre la storia – Donkey Kong – cominciò a non rispettare le scadenze. L’affitto non arrivava, i conti erano in rosso.

Segale, legittimamente irritato, si presentò più volte alla porta del magazzino per riscuotere quanto gli spettava. Dall’altra parte trovò Minoru Arakawa, presidente della neonata Nintendo of America, che lo implorò di avere pazienza. E Segale, anziché sfrattare l’azienda, decise di fidarsi.

Nel frattempo, Donkey Kong era pronto. Il protagonista, inizialmente chiamato Jumpman, era un piccolo omino che saltava per evitare barili e salvare una principessa. Ma serviva un nome vero, un’identità. E fu lì che, secondo quanto raccontato dai vertici Nintendo, scattò l’illuminazione: chiamarlo Mario, come l’imprenditore che aveva salvato la baracca – letteralmente.

Il resto è storia. Il videogioco fu un successo clamoroso, Jumpman diventò Mario, e la mascotte ufficiale della Nintendo. Un gesto di riconoscenza si trasformò in una delle operazioni di branding più fortuite (e redditizie) della storia.

Mario Segale non cavalcò mai l’onda della fama. Classe 1934, nato a Seattle da famiglia italiana, costruì un impero immobiliare e visse lontano dai riflettori fino alla sua morte, avvenuta il 27 ottobre 2018, all’età di 84 anni. Nessuna intervista, nessun libro, pochissime foto. Un personaggio quasi mitologico, tanto che sul web è circolata a lungo l’immagine sbagliata: un uomo somigliante a Super Mario che in realtà era Folco Lulli, attore italiano degli anni ’50 e ’60.

C’è dell'ironico nel fatto che l’uomo che ha dato il nome al simbolo della cultura pop videoludica non fosse nemmeno appassionato di videogiochi. Eppure, il suo contributo fu fondamentale. Senza il suo magazzino, senza quella pazienza, senza quel “ok, vi do ancora qualche giorno”, la storia della Nintendo – e quella di milioni di bambini cresciuti a suon di funghetti e salti pixelati – sarebbe potuta andare diversamente.

Oggi, Mario Segale è ricordato da pochi, ma vive in ogni partita, in ogni “mamma mia!”, in ogni avventura nel Regno dei Funghi. Una figura che, suo malgrado, ha fatto la storia.

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