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Alluvioni, terremoti e paura: l’Italia è impreparata di fronte ai disastri naturali

Secondo l’indagine Credem-Almed, gli italiani temono le calamità naturali ma non sanno come affrontarle. Fiducia in media e istituzioni in calo

Alluvioni, terremoti e paura: l’Italia è impreparata di fronte ai disastri naturali

Di fronte alla natura, l’Italia trema. Ma più che la terra, è la preparazione a fare acqua da tutte le parti.

A fotografare lo stato d’animo (e di rischio) del Paese è l’ultima ricerca condotta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future – progetto congiunto tra Credem e Almed, l’Alta Scuola in media e comunicazione dell’Università Cattolica – in collaborazione con il Master in Crisis&Disaster Management. Un’indagine su 500 italiani, rappresentativi della popolazione adulta, che rivela paure antiche e vulnerabilità nuove.

I terremoti restano la calamità più temuta: li cita il 56% degli italiani. A ruota seguono alluvioni (52%) e piogge torrenziali (38%), ma tra i più giovani (under 45) e al Centro Italia, è proprio la paura a dominare: raggiunge picchi del 64%.

Eppure, più di una persona su due (58%) si sente impreparata di fronte a un’emergenza. Un paradosso pericoloso: il rischio è noto, ma la reazione resta improvvisata. Solo il 42% afferma di avere esperienza diretta con disastri naturali e di sapere come affrontarli.

Il rischio cambia a seconda delle coordinate.
Nel Nord Est, la paura per i terremoti è sopra la media (64%), e anche per le alluvioni (55%). Al contrario, al Nord Ovest cala il timore per i sismi (44%), ma aumentano le preoccupazioni per piogge torrenziali (46%) e trombe d’aria (42%).
Al Centro si teme un po’ tutto, comprese le eruzioni vulcaniche (15%), mentre al Sud tornano protagonisti anche i maremoti (27%).

Se la paura è il sentimento dominante, rabbia e indignazione non sono da meno: il 27% degli italiani le cita come reazioni frequenti, che salgono al 35% negli over 65. Rabbia, spesso, contro l’incapacità dello Stato di prevenire e reagire.

E qui entra in gioco il ruolo della comunicazione. Per il 38% si parla troppo poco di disastri naturali. Per un altro 45%, invece, se ne parla male: troppa enfasi, troppo sensazionalismo. Solo un misero 4% promuove l’attuale narrazione mediatica.

La fiducia si sposta quindi su fonti alternative: siti istituzionali (27%), testate locali (23%) e YouTube, che conquista soprattutto gli under 45. La TV nazionale? Presente, ma non protagonista.

Italiani lucidi, almeno, nell’indicare le cause del disastro annunciato:

  • Deforestazione (61%),

  • scarsa manutenzione dei corsi d’acqua (58%),

  • cementificazione selvaggia (44%).
    Al Sud, il nemico ha un nome preciso: abusivismo edilizio, temuto dal 51% degli intervistati.

Le soluzioni non mancano, almeno sulla carta: manutenzione (72%), riforestazione (49%), controllo urbano (42%). Ma senza una politica coerente e una strategia di lungo periodo, rischiano di restare buone intenzioni.

L’Italia, fragile e sismica, è un Paese che conosce il rischio ma spesso sceglie di ignorarlo. Troppo abituata a reagire dopo, troppo lenta nel prevenire prima. E se oggi la paura domina, domani servono strumenti, piani e verità.

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