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L'analisi dei costi
15 Maggio 2025 - 18:30
Negli ultimi anni, partecipare a un concerto è diventato un lusso. Nonostante i palazzetti continuino a riempirsi, i costi per vivere la musica dal vivo sono aumentati drasticamente, con prezzi che spesso superano i 100 euro anche per posti non privilegiati. Ma cosa sta succedendo esattamente?
Secondo le stime, dal 1981 al 2024, il prezzo medio dei biglietti per concerti è aumentato di oltre 1.100% (da 10€ a circa 120€), a fronte di un’inflazione generale cresciuta “solo” del 125%. In pratica, i biglietti sono aumentati di quasi 10 volte più rispetto al costo della vita.
Analizziamo quali sono le cause che hanno portato a questo fenomeno:
Con lo streaming che offre milioni di brani a pochi euro al mese, gli artisti non guadagnano più dai dischi. Così, i concerti sono diventati la fonte primaria di reddito per molti. Questo ha portato a cachet più alti e, di conseguenza, biglietti più cari.
Il cosiddetto dynamic pricing regola i prezzi in base alla domanda: più biglietti si vendono, più aumentano i prezzi residui. Ad esempio, per il tour europeo di Bruce Springsteen (primavera 2024), alcuni biglietti sono passati da 90€ a oltre 350€ in poche ore.
I concerti di oggi sono vere produzioni teatrali. Luci, effetti, palchi mobili e scenografie modulari fanno salire i costi. Taylor Swift con il suo “Eras Tour” ha portato in Europa (estate 2024) uno show da milioni di euro a serata, giustificando biglietti fino a 900€.
La rivendita non ufficiale su piattaforme come Viagogo ha peggiorato il problema. Un biglietto da 120€ può finire a 400€ in poche ore.
Gli effetti? L’aumento dei prezzi rischia di escludere i giovani e le famiglie con budget limitato. Concerti che un tempo erano parte della crescita di una generazione, oggi sono riservati a chi può permetterseli.
Beyoncé a Milano: da 100€ a 600€ per i pacchetti VIP
Travis Scott al Circo Massimo: prato a 160€, rivendita a 400€
Coldplay a Napoli: sold out in 10 minuti, prezzi da 70€ a 600€
E quali potrebbero essere le soluzioni?
Festival come alternativa: un solo biglietto per più artisti.
Concerti “small”: più intimi, meno costosi, artisti emergenti.
Streaming live a pagamento: un modo accessibile per partecipare da casa.
Incentivi culturali: alcuni paesi europei stanno pensando a bonus per giovani e famiglie.
In conclusione, il concerto è sempre stato un rito collettivo, un momento in cui il pubblico si ritrova, canta, si emoziona. Ma oggi, troppe volte, il prezzo di quel rito ha superato la soglia dell’assurdo. È inaccettabile che un biglietto costi quanto una rata di affitto, ed è pericoloso che l'accesso alla cultura – perché la musica è cultura – venga filtrato da algoritmi, speculazioni e marketing elitario.
Il pubblico non può essere trattato solo come una fonte di guadagno. Perché se da un lato i grandi artisti fanno numeri da capogiro, dall’altro una generazione rischia di crescere senza mai vivere l’esperienza di un vero live. E non per mancanza di passione, ma per mancanza di soldi.
L’industria musicale deve scegliere: vuole un futuro fatto solo di super fan con carta di credito o vuole ricostruire un rapporto reale con chi la musica la ama davvero? Perché la musica ha senso solo se è condivisa. E se non si può più permettere, non è inclusiva. È solo spettacolo per chi può pagare il biglietto.
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