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Politica Internazionale
19 Maggio 2025 - 19:48
Due ore al telefono. Tanta diplomazia, nessuna svolta. Il colloquio tra Donald Trump e Vladimir Putin – annunciato, atteso, circondato da dichiarazioni contraddittorie – si è concluso con un nulla di fatto concreto, ma con il peso simbolico di un riavvicinamento, almeno sul piano delle intenzioni.
Il presidente americano, descritto dalla portavoce Karoline Leavitt come "stanco e frustrato da entrambe le parti", ha ribadito l’obiettivo prioritario: il cessate il fuoco. A poche ore dalla telefonata con Putin, Trump aveva già parlato con Volodymyr Zelensky, a cui ha promesso aggiornamenti. Il suo ruolo, almeno nella narrativa della Casa Bianca, è quello di mediatore neutrale. Una posizione che il Cremlino conferma: "Trump è realmente impegnato nella risoluzione del conflitto", ha dichiarato Dmitry Peskov, "la sua posizione è neutrale".
Dall’altra parte del telefono, un Vladimir Putin loquace – in collegamento da una scuola di musica a Sochi, dettaglio rilanciato dalla tv russa – ha definito il colloquio “franco e molto utile”. Ma le condizioni per una tregua restano vaghe: "Serve un cessate il fuoco, ma solo se ci saranno accordi appropriati", ha detto il presidente russo. E poi l’affondo: "Bisogna eliminare le cause profonde della crisi".
Non solo parole. Putin ha ringraziato Trump per il sostegno alla ripresa dei negoziati con Kiev, interrotti – a suo dire – nel 2022 dalla parte ucraina. Ha ribadito che Mosca è disposta a lavorare su un memorandum per i futuri colloqui di pace. Ma nessuna apertura reale a un vertice: “Non è in preparazione alcun incontro”, ha precisato il portavoce del Cremlino.
Dall’Ucraina, Zelensky si dice pronto al dialogo diretto. Dopo l’incontro tra delegazioni a Istanbul, il presidente rilancia su Telegram l’offerta di una tregua di 30 giorni, prorogabile, e si dice disposto a incontrare la leadership russa: "Non abbiamo paura di negoziare. Ma è tempo che anche Mosca lo faccia davvero".
Sul fronte europeo, si compatta il sostegno al tentativo di mediazione americana. Giorgia Meloni, Emmanuel Macron, Keir Starmer e Olaf Merz si sono sentiti con Trump alla vigilia della telefonata con Putin. Il messaggio è chiaro: “Sì a un cessate il fuoco immediato, ma Putin deve essere serio nei negoziati”. Meloni ha parlato di “un dialogo per un nuovo inizio”, il cancelliere tedesco Merz ha avvertito: “Sanzioni pronte se Mosca non si impegna”.
La telefonata Trump–Putin segna un cambio di tono, ma non ancora di passo. L’ipotesi di un incontro faccia a faccia resta sospesa, così come la pace. Da Washington arriva l’eco di una frustrazione crescente, a Mosca si insiste sulla diplomazia "minuziosa e a lungo termine".
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