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Lavoro

Manager italiani sotto pressione: tra stress diffuso e carenza di automazione

Il 73% chiede soluzioni automatizzate per alleggerire il peso delle attività manuali e migliorare la gestione del team

Manager italiani sotto pressione: tra stress diffuso e carenza di automazione

Otto manager su dieci in Italia soffrono di stress e ansia legati al lavoro mentre due su tre sono costretti a fare regolarmente straordinari a causa della disorganizzazione interna. A fotografare questa realtà è una recente ricerca realizzata da Beyond per Factorial, piattaforma dedicata alla gestione aziendale, che ha analizzato la condizione dei manager in cinque Paesi europei: Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Germania. Lo studio, condotto ad aprile su un campione di manager di 200 piccole e medie imprese italiane, mette in luce le difficoltà quotidiane nella gestione di team, processi e performance, con particolare attenzione all’impatto crescente di stress, burocrazia e carenza di strumenti digitali integrati.

L’Italia emerge come il Paese più colpito dal malessere manageriale: l’83% degli intervistati lamenta stress o ansia derivanti dalla scarsa organizzazione interna. Questa pressione si traduce in conseguenze tangibili: il 66% svolge frequentemente straordinari e il 63% sacrifica momenti personali per far fronte a urgenze lavorative.

Il sovraccarico operativo influisce anche sulle relazioni in azienda. L’89% dei manager ammette di non riuscire a costruire rapporti solidi con il proprio team, una situazione che pesa sulla retention dei talenti. Infatti, metà dei manager non riesce a intercettare in tempo i segnali di insoddisfazione dei collaboratori e il 44% ha perso membri del proprio staff a causa di questo distacco.

Dietro il titolo di “manager” si nasconde dunque una realtà ben diversa dalle aspettative: uno su quattro dichiara che il ruolo non corrisponde affatto a ciò che immaginava. Gran parte del tempo, circa il 43% della giornata lavorativa, è dedicato ad attività amministrative, spesso ripetitive e a basso valore aggiunto. Non sorprende quindi che oltre un terzo dei manager veda nell’automazione la prima soluzione concreta da adottare.

La mancanza di strumenti efficaci incide anche sulle decisioni strategiche: l’88% ammette di basarsi sull’intuizione e il 25% non ha accesso tempestivo ai dati necessari per valutare i progetti. Le conseguenze non tardano ad arrivare: il 43% degli intervistati ha subito perdite economiche a causa di errori dovuti a informazioni obsolete.

Sebbene i tool digitali non manchino, sono spesso frammentati e non comunicanti. Ogni manager utilizza in media quattro diversi strumenti al giorno, e in Italia questa disintegrazione comporta una perdita di 9 ore lavorative settimanali, più di qualsiasi altro Paese coinvolto nella ricerca. La tecnologia, da potenziale alleata, rischia così di trasformarsi in un ostacolo.

Per questo motivo, l’automazione è vista come una via d’uscita: il 73% dei manager sarebbe più soddisfatto se potesse liberarsi dai compiti manuali, mentre l’82% ritiene che strumenti automatizzati migliorerebbero la capacità di dedicarsi al proprio team.

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