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Il romanzo che ha stregato editori, autori e critici: il capolavoro che non smetti di leggere (né di pensare)

Una sfida letteraria da oltre 900 pagine che unisce dolore, mistero e meraviglia, è considerato il miglior romanzo contemporaneo

Il romanzo che ha stregato editori, autori e critici: il capolavoro che non smetti di leggere (né di pensare)

Cosa rende davvero grande un romanzo? È la scrittura? Il respiro narrativo? I personaggi? O forse l’inquietudine che lascia, quella sensazione – a fine lettura – di aver attraversato qualcosa di enorme, indecifrabile, eppure essenziale?

Per celebrare la 30ª edizione del Festival of Books , il Los Angeles Times ha posto questa stessa domanda a chi con i libri ci vive e ci lavora ogni giorno: scrittori, editori, critici, studiosi e addetti ai lavori del settore. Il risultato è una lista dei migliori romanzi pubblicati negli ultimi trent’anni negli Stati Uniti. Alcuni titoli sono familiari, altri sorprendono. Ma uno, su tutti, ha messo d’accordo quasi tutti.

Si tratta di un’opera monumentale, intensa e visionaria, che in oltre 900 pagine riesce a racchiudere il cuore oscuro e luminoso della letteratura contemporanea. Un romanzo che non si legge: si attraversa. Un viaggio in cinque parti, cinque territori narrativi apparentemente distinti, che si intrecciano fino a diventare un’unica, potente architettura letteraria.

A renderlo così amato è l’ambizione con cui fonde voci e generi – dal noir al filosofico, dal realismo più crudo alla metafisica – passando attraverso la storia, la letteratura e l’abisso umano. Chi l’ha letto parla di un’esperienza "cupa e pura", di un "capolavoro tentacolare" in grado di trattenere indignazione, estasi e dolore in un solo respiro. È un libro che cambia chi lo affronta, che spinge a riflettere sul ruolo stesso della scrittura e sulla nostra capacità di comprendere (o meno) la realtà.

E poi ci sono loro: i personaggi. Indimenticabili. Come i quattro critici letterari ossessionati da uno scrittore misterioso, o come Amalfitano, il professore perduto che fa letteratura da solo. E poi Fate, giornalista afroamericano che attraversa il confine tra Stati Uniti e Messico, fino ad arrivare alle pagine più dure e necessarie del libro: quelle dedicate a una lunga serie di femminicidi, elencati con uno stile che non concede scorciatoie al lettore. Nessuna morbosità, ma una verità che non si può ignorare.

Questo romanzo – tradotto anche in Italia da Adelphi – è "2666" , capolavoro postumo di Roberto Bolaño, e secondo il Los Angeles Times è il miglior romanzo degli ultimi trent’anni.

Un'opera che non smette mai di parlare, né di trasformarsi. E che forse, come i grandi libri, non si finisce mai davvero di leggere.

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