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La curiosità
21 Maggio 2025 - 22:45
I "cerchi delle fate" (Fonte mybestplace.com)
Nel cuore del deserto del Namib, in Namibia, come nella remota regione australiana della Pilbara, il paesaggio si punteggia di misteriosi anelli spogli, perfettamente circolari, dove l'erba si ritira lasciando spazio a chiazze sabbiose. Li chiamano "cerchi delle fate" – fairy circles –, ma dietro il loro nome fiabesco si cela un enigma che per decenni ha sfidato biologi, botanici e geologi.
Visti dall’alto, sembrano macchie disegnate da un artista sopra un tappeto erboso, simili alle rosette della pelle di un ghepardo. Così perfetti da sembrare artificiali, questi cerchi affascinano e inquietano allo stesso tempo. Eppure sono frutto di un processo naturale, non meno spettacolare della loro forma.
Fino a pochi anni fa, si credeva che queste formazioni esistessero solo nel sud dell'Africa, in Namibia, dove punteggiano le aride praterie di Stipagrostis per circa duemila chilometri. Ma nel 2014 la scoperta di cerchi analoghi nella regione australiana della Pilbara ha cambiato la prospettiva degli scienziati: il fenomeno non era unico, né esclusivo del continente africano. Restava però irrisolto il grande interrogativo: cosa li genera davvero?
Per anni si è dato credito all'ipotesi più affascinante: sarebbero state colonie di termiti sotterranee a "ripulire" la vegetazione per garantire risorse idriche ai propri nidi. Ma uno studio recente, pubblicato su Perspectives in Plant Ecology, Evolution and Systematics e guidato dal botanico Stephan Getzin dell'Università di Gottinga, ha ribaltato la teoria.
Analizzando la crescita delle piante nei cerchi tra il 2020 e il 2022 – con annate segnate da siccità e da piogge abbondanti – il team ha scoperto che nessuna radice mostrava segni di danno da termiti. Le piante morivano per semplice disidratazione.
La vera risposta al mistero sta in una guerra silenziosa, ma spietata: la competizione tra le piante per accaparrarsi l'acqua. I sensori posizionati dal team tedesco hanno rivelato che il suolo all'interno dei cerchi si svuota rapidamente di umidità, mentre le piante ai bordi crescono vigorose. In pratica, le radici periferiche succhiano tutta l'acqua disponibile, lasciando la zona centrale arida e inospitale. Il cerchio, secondo Getzin, è semplicemente la forma più efficiente per garantire a ogni pianta un accesso ottimale alla scarsa risorsa idrica,
Gli scienziati parlano di feedback eco-idrologico: un delicato equilibrio in cui le piante si auto-organizzano, sacrificando quelle al centro per far prosperare quelle ai margini. Le radici delle piantine centrali, disperate, si allungano nel tentativo di raggiungere l'acqua, ma senza successo.
Nessuna magia, dunque, né architetture aliene o superstizioni da tramandare: i cerchi delle fate sono la firma geometrica della sopravvivenza, l'impronta visibile di un'intelligenza collettiva vegetale che si adatta, resiste e lotta, centimetro per centimetro, contro l'aridità del mondo.
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