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Celebrità in guerra
21 Maggio 2025 - 18:57
Dopo la sua recente partecipazione al programma Belve condotto da Francesca Fagnani, l'attore Michele Morrone ha scatenato un acceso dibattito con delle storie su Instagram in cui critica duramente l'ambiente del cinema italiano.
Le storie recitano:
È evidente che Morrone ha un problema serio con l'industria cinematografica italiana: infatti l'attore, fin dall'inizio della sua carriera, cercava di stare lontano dalle produzioni italiane arrivando ad essere ingaggiato in produzioni hollywoodiane come Another Simple Favor con Blake Lively e Anna Kendrick e il recente The Housemaid con Amanda Seyfried e Sydney Sweeney.
Ma l'oggetto del suo attacco non era solo l'industria: senza menzionarlo direttamente, Morrone sembra rivolgere una critica all'attore Luca Marinelli, interprete di Benito Mussolini nella serie M - Il figlio del secolo. Nelle storie, Morrone fa riferimento a coloro che "si sentono male e hanno sofferto per aver interpretato il ruolo del Duce", ma che poi "si riprendono molto bene da questo tumulto dopo aver incassato 1,5 milioni di euro", definendoli "patetici".
Il post di Morrone ha suscitato reazioni contrastanti tra il pubblico e gli addetti ai lavori. Alcuni lo hanno elogiato per aver avuto il coraggio di esprimere un'opinione scomoda, mentre altri lo hanno criticato per i toni eccessivi e per l'attacco ai colleghi. In effetti, l'industria cinematografica italiana è da tempo accusata da alcuni di essere chiusa, autoreferenziale e poco propensa ad accogliere volti nuovi, soprattutto se provenienti da percorsi non tradizionali.
Il riferimento al "circolino", come lo definisce Morrone, non è una novità: anche in passato attori e registi hanno lamentato dinamiche interne che sembrano premiare più l'appartenenza a determinate scuole o contesti che il talento puro. Nel frattempo, nessuna replica ufficiale è arrivata da Marinelli né da altri protagonisti della serie M.
Silenzio anche da parte dell’industria stessa, che spesso tende a ignorare gli attacchi pubblici per non alimentare ulteriori polemiche. Ma l'intervento di Morrone — per quanto divisivo — mette in luce un malessere reale, almeno per una parte di interpreti e professionisti che si sentono esclusi da un sistema considerato elitario e autoreferenziale.
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