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Musica vs Politica
21 Maggio 2025 - 21:28
Donald Trump torna a far parlare di sé, questa volta per un attacco diretto al mondo dello spettacolo. In un post pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social, il presidente americano ha preso di mira alcune celebrità che hanno sostenuto Kamala Harris durante la campagna elettorale, tra cui Beyoncé, Bruce Springsteen, Oprah Winfrey e Bono. Li ha definiti “intrattenitori non patriottici” e ha ipotizzato che i loro interventi siano stati pagati illegalmente, chiedendo ufficialmente un’indagine.
«Quanto è stato pagato Bruce Springsteen per la sua mediocre performance per Kamala Harris? E Beyoncé? Quanto hanno preso Oprah e Bono?» ha scritto Trump in piena notte. Secondo lui, si tratterebbe di una violazione della normativa sui finanziamenti elettorali: «Non si possono pagare endorsement. Ma Kamala ha mascherato i compensi come “momenti di intrattenimento”. È illegale».
Ma davvero un artista non può ricevere un compenso per partecipare a un evento elettorale? Secondo il The Guardian, le leggi americane non vietano ai candidati di coprire alcune spese per le performance, come trasporti o logistica. L’unica violazione si configurerebbe se i pagamenti non fossero dichiarati come spese di campagna in cambio di un sostegno politico.
A chiarire ulteriormente la questione è stata la stessa campagna di Kamala Harris, che ha precisato di non aver mai corrisposto compensi agli artisti per il loro appoggio, ma solo coperto alcuni costi tecnici, nel pieno rispetto delle regole.
A mettere la parola fine (almeno per ora) alla polemica, è arrivato anche l’intervento di Tina Knowles, madre di Beyoncé. Su Instagram ha scritto:«La voce secondo cui Beyoncé avrebbe preso 10 milioni di dollari per apparire a un comizio di Kamala Harris è completamente falsa. Non ha ricevuto un centesimo. Ha pagato lei stessa i voli e le spese per il suo team. È andata a titolo gratuito, perché ci crede davvero».
L’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi contro chi osa prendere posizione contro di lui. Celebrità, giornalisti, attivisti: per Trump il confine tra opposizione politica e nemico personale è spesso molto labile. La richiesta di indagare su Beyoncé e altri artisti appare dunque più come un’azione di disturbo e propaganda che un reale passo legale.
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