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23 Maggio 2025 - 16:55
L'occhio umano, per quanto sofisticato, è un osservatore parziale della realtà. Può cogliere solo una porzione ristretta dello spettro elettromagnetico, poco meno di un ottavo: una finestra compresa tra 400 e 700 nanometri. Ma oltre questi limiti si estende un universo di radiazioni invisibili, esplorate da altre specie – come le api, che percepiscono l’ultravioletto, o i serpenti, che “vedono” il calore attraverso i raggi infrarossi.
A forzare le barriere biologiche ci hanno pensato i ricercatori dell’Università di Scienza e Tecnologia della Cina, guidati dal neuroscienziato Tian Xue. Il loro obiettivo era ambizioso: progettare una tecnologia capace di regalare all’essere umano una vista potenziata, in grado di rilevare lunghezze d’onda solitamente precluse. La risposta è arrivata sotto forma di una lente a contatto futuristica, rivestita da uno strato di nanoparticelle upconversion, capaci di tradurre i raggi infrarossi in luce visibile.
Gli infrarossi non sono fantascienza, ma termodinamica: ogni corpo con temperatura sopra lo zero assoluto emette questa forma di radiazione, anche un blocco di ghiaccio. Invisibili all’occhio umano, ma onnipresenti, i raggi infrarossi tracciano un disegno termico del mondo che ci circonda. È come se ogni oggetto fosse illuminato da una torcia invisibile, che ora potremmo finalmente imparare a vedere.
I primi test sono stati effettuati sui topi: i ricercatori hanno iniettato le nanoparticelle sotto la retina degli animali, che sono così diventati capaci di vedere la luce infrarossa. Ma il metodo, invasivo per l’essere umano, è stato presto sostituito con una soluzione più elegante: lenti a contatto morbide, indossabili, biocompatibili. Il risultato è un dispositivo leggero, non invasivo e potenzialmente rivoluzionario.
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Cells, la tecnologia potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di dispositivi visivi: lenti in grado non solo di ampliare la vista oltre i limiti naturali, ma anche di correggere disturbi della percezione cromatica, come il daltonismo. Un passo verso una “supervista” umana, non più confinata alle capacità biologiche, ma estesa grazie alla sinergia tra nanotecnologie e neuroscienze.
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