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Lavoro
26 Maggio 2025 - 05:00
Fonte: Eurostat
Nel grande mosaico dell’Unione Europea, un’ora di lavoro non vale ovunque lo stesso. Secondo l’ultimo rapporto Eurostat, nel 2024 il costo medio orario nell’Ue si attesta a 33,5 euro, che salgono a 37,3 nei Paesi dell’eurozona. Ma la forbice tra gli Stati membri è ampia e racconta storie molto diverse.
Il primato spetta al Lussemburgo, dove ogni sessanta minuti di attività lavorativa “pesano” ben 55,2 euro. Sul podio anche Danimarca (50,1) e Belgio (48,2). All’estremo opposto, la Bulgaria si ferma a soli 10,6 euro, seguita da Romania e Ungheria.
E l’Italia? Con 30,9 euro l’ora, cresce lievemente rispetto al 2023, ma resta ancora sotto la media europea. Il nostro Paese paga un conto salato non tanto nei salari, quanto nei contributi: i costi non salariali rappresentano infatti il 27% del totale, contro una media Ue del 24,7%. Un dato che incide sulle scelte delle imprese e limita il potere d’acquisto dei lavoratori.
I divari si riscontrano anche tra settori. L’industria costa di più (fino a 39,8 euro nell’eurozona), mentre costruzioni e servizi restano sotto la media. Più elevati, invece, i costi nel comparto "non commerciale" (sanità, istruzione, assistenza), dove l’apporto umano resta centrale ma oneroso.
Il confronto si fa ancora più interessante se si guarda all’est europeo. La Bulgaria, ad esempio, combina salari bassi e carico fiscale ridotto (aliquota piatta del 10%) con una crescita moderata. Il prezzo? Un’economia sommersa ancora diffusa e prospettive di sviluppo legate a doppio filo alla produttività e alle riforme. La Lituania, invece, corre sul fronte salariale con aumenti a doppia cifra, spinti dalla carenza di manodopera qualificata e da politiche pubbliche attive.
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