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Tendenze e Report
08 Maggio 2025 - 23:00
L’occupazione cresce, sì. Ma a che prezzo? I dati parlano chiaro: tra i laureati italiani, la percentuale di chi trova lavoro entro un anno dal titolo è alta, sopra il 75%. Una bella notizia, apparentemente. Ma c’è un dettaglio che rovina la festa: gli stipendi.
In media, chi si laurea e resta in Italia guadagna poco più di 1.300 euro netti al mese a un anno dalla laurea. Anche dopo cinque anni, la situazione non cambia radicalmente: lo stipendio sale, ma resta lontano dagli standard europei. E infatti, chi può, fa le valigie e se ne va.
Quasi un laureato su dieci sceglie di trasferirsi all’estero. Non per spirito d’avventura, ma per sopravvivenza economica. All’estero, a parità di competenze e mansioni, un italiano guadagna in media il 41,8% in più rispetto al collega rimasto nel Bel Paese. Una differenza che basta, eccome, a spiegare l’esodo silenzioso di migliaia di giovani talenti.
La fuga non è solo verso Londra, Berlino o Parigi. C’è anche un’altra migrazione, più invisibile ma altrettanto devastante: dal Sud al Nord Italia. Il Nord, pur faticando a trattenere i propri giovani, attrae quelli del Mezzogiorno, che invece perde su tutta la linea. Non è solo una questione di lavoro: è desertificazione culturale, universitaria, sociale.
Gli effetti sono già visibili. Le università del Sud perdono iscritti, mentre le aziende faticano a trovare profili qualificati. E intanto, chi resta, si arrangia: contratti precari, prospettive ridotte, stipendi bassi. Un capitale umano sprecato in nome di un sistema che continua a investire poco, trattenere nulla e offrire meno.
Nel frattempo, i laureati italiani all’estero costruiscono carriere solide, guadagnano di più, accedono più facilmente a contratti stabili e ruoli di responsabilità. Non si tratta solo di denaro: è una questione di dignità. Di riconoscimento del merito. Di futuro.
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