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'Non ce n'è Coviddi': Gianni Molinari esplora l'eredità culturale e civile della pandemia oltre il tormentone

Un viaggio nella memoria del Covid tra cronache, riflessioni e il rischio di dimenticare

'Non ce n'è Coviddi': Gianni Molinari esplora l'eredità culturale e civile della pandemia oltre il tormentone

'Non ce n'è Coviddi': Gianni Molinari esplora l'eredità culturale e civile della pandemia oltre il tormentone

Prendendo spunto dalla celebre espressione di Angela da Mondello, divenuta un vero e proprio tormentone sui social, Gianni Molinari ha pubblicato l'opera "'Non ce n'è Coviddi. Cinque anni di Covid: è andato tutto bene?'", edito da Guida Editori.
Non si tratta di un'opera esclusivamente incentrata sulla pandemia, ma di qualcosa di più complesso e articolato: un diario, un'analisi profonda, una raccolta di cronache e immagini, un'inchiesta giornalistica, ma anche un'esplorazione della dimensione civile e culturale di quanto abbiamo vissuto, di come lo abbiamo narrato e, soprattutto, di ciò che rischiamo di dimenticare troppo presto. Nonostante l'involontaria comicità della frase, Molinari ne rovescia ampiamente il significato: non c'è nulla di comico, ma molto da comprendere, a partire dalla memoria – personale, collettiva, politica – che oggi rischia di sbiadire.
Nel libro trovano spazio le cronache dell'epoca, le riflessioni approfondite, le incertezze, le contraddizioni, e le scelte difficili affrontate. In un periodo in cui si avverte il desiderio di lasciarsi la pandemia alle spalle, le parole del professor Massimo Galli, che si trovano nella prefazione, ci riportano a ciò che realmente importa: è un libro che aiuta a ricordare, proprio in un momento in cui sembra che della pandemia si voglia dimenticare ogni ricordo.
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