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Orinatoio con il volto di Morgan al Mi Ami Festival: “Un’umiliazione pubblica. Voglio le scuse”

Il cantante insorge contro l’installazione provocatoria nei bagni del festival milanese. “È un atto di odio mascherato da ironia: rimuovetelo subito”

Orinatoio con il volto di Morgan al Mi Ami Festival: “Un’umiliazione pubblica. Voglio le scuse”

Morgan e l'orinatoio

Un’installazione dal tono provocatorio e dai contorni polemici ha scatenato la reazione di Morgan, al secolo Marco Castoldi. Durante il Mi Ami Festival di Milano, all’interno del bagno delle donne è comparso un “orinatoio Morgan”, corredato da una targa con la scritta: “Milano, maggio 2025 – ad imperitura memoria, la comunità artistica italiana tutta”. A completare l’opera, la dicitura “ex: giudice, cantante, artista”.

A scoprire la provocazione è stata un’amica del cantautore, che ha condiviso la foto con lui. Morgan, indignato, ha rilanciato l’immagine in una chat con numerosi giornalisti musicali e ha affidato alle piattaforme social e ai media le sue parole di denuncia.

“Non è un’opera d’arte, è una volgarità – ha dichiarato Morgan – È un’offesa a un artista libero, in un luogo pubblico, in un contesto che dovrebbe essere musicale e culturale. È doppiamente grave. Aspetto la rimozione di questo schifo perché è indecente. Non c’è motivo per tutto questo odio”.

Secondo l’ex frontman dei Bluvertigo, l’episodio si inserisce in un quadro più ampio di narrazione distorta: “I giornalisti vogliono solo il Morgan del disturbo, del gossip. Ma io sono un compositore. E se non conoscete quello che faccio, questo non vi autorizza a farne caricatura pubblica. Chiedo le scuse ufficiali degli organizzatori del Festival”.

La denuncia del cantante è proseguita anche su Instagram, dove ha chiesto agli organizzatori di prendere pubblicamente le distanze. In caso contrario, ha affermato, “li considererò complici di questa ignobile incivile manifestazione di violenza”.

In un’intervista a MowMag, Morgan ha ulteriormente argomentato: “Questa è la risata facile di chi, in nome di un presunto spirito libero, trasforma un volto in un bersaglio. Siamo nel 2025, ma questa vicenda sa di Medioevo: di gogna, di disonore. È ancora più grave che tutto ciò sia accaduto in un contesto culturale che dovrebbe tutelare la dignità dell’individuo”.

L’artista non chiede vendetta, ma chiarezza: “Io non rispondo con odio, ma con consapevolezza. Voglio sapere chi ha autorizzato questa cosa, chiedo la rimozione di ogni traccia fisica o digitale e l’apertura di un dibattito pubblico: cos’è oggi arte? E dov’è il rispetto per chi non si uniforma?”.

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