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Dieta e benessere
28 Maggio 2025 - 16:40
Barrette, yogurt, latte, pancake, ma anche gelati, salumi, creme spalmabili e persino bevande vegetali: sembra che oggi le proteine siano ovunque. La passione degli italiani per gli alimenti “ricchi di proteine” è confermata da una recente indagine condotta dalla sezione di Nutrizione Umana dell’Università Statale di Milano, coordinata dalla professoressa Daniela Martini, che ha esaminato oltre 400 prodotti in commercio.
Il risultato? Un vero e proprio boom di diciture come “fonte di proteine” e “ad alto contenuto di proteine”, soprattutto su snack e derivati del latte, ma ormai presenti in una vasta gamma di alimenti. Secondo il Regolamento (CE) n.1924/2006, queste diciture possono essere impiegate solo se almeno il 12% o il 20% del valore energetico dell’alimento proviene da proteine. E i consumatori sembrano accorgersene: nel 2024 il 4% degli oltre 3.300 prodotti analizzati nell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy riportava indicazioni relative alle proteine, generando un fatturato di 1,9 miliardi di euro, in crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, rispetto al +20% del 2023, il trend sembra rallentare.
In occasione del 45° Congresso nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu), in corso a Salerno, l’argomento è stato al centro della tavola rotonda “Proteine: non è solo questione di quantità”. Il messaggio degli esperti è chiaro: in Italia non esiste una carenza proteica e aumentare l’apporto complessivo potrebbe non portare benefici, anzi. “Non è facile spiegare il crescente interesse per le proteine anche tra chi non pratica sport o segue diete particolari – afferma Daniela Martini – Spesso è frutto dell’errata convinzione che tagliare carboidrati e grassi a favore delle proteine aiuti a dimagrire”.
Ma la questione è più complessa. Gli specialisti della Sinu sottolineano che è la qualità delle proteine a fare la differenza. Una maggiore assunzione di proteine vegetali – contenute in legumi, noci e cereali integrali – è associata a una riduzione della mortalità, secondo le più recenti evidenze scientifiche. In particolare, il beneficio sembra essere legato alla sostituzione di proteine animali (soprattutto da carni rosse o lavorate) con quelle vegetali. Tuttavia, si tratta di modelli epidemiologici teorici, che non stabiliscono una relazione causale netta. Altri fattori, come fibre, antiossidanti e minore presenza di grassi saturi o sale, potrebbero contribuire all’effetto protettivo.
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