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Intelligenza Artificiale
28 Maggio 2025 - 23:17
C’è chi ancora si ostina a dire che l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire l’intuito umano, la dialettica politica, il confronto acceso tra ideologie. Poi arriva uno studio – con timbro svizzero-americano-italiano – a scompaginare le certezze: se un modello linguistico di IA sa chi sei, cosa pensi e come ti definisci, ha ottime possibilità di essere più convincente di te. Anche nei temi più spinosi.
Lo dice una ricerca del Politecnico federale di Losanna (EPFL), in collaborazione con Princeton e la Fondazione Bruno Kessler di Trento. Un nome su tutti? Riccardo Gallotti, fisico e ricercatore, uno che non ha peli sulla lingua: “L’intelligenza artificiale non è intelligente, ma sa tutto. E sapere tutto, oggi, basta per vincere”.
Il terreno di gioco? Le discussioni politiche online. Argomenti come l’aborto, la pena di morte, l’immigrazione. Gli utenti non sapevano se stessero dialogando con un umano o con un’intelligenza artificiale. Ma una cosa è certa: quando l’IA aveva accesso a qualche informazione personale dell’interlocutore – genere, età, orientamento politico – riusciva a scegliere l’argomento giusto, nella forma giusta, al momento giusto. Risultato: più persuasiva. Più incisiva. Più credibile.
Che le informazioni personali siano il carburante della pubblicità politica su piattaforme come Facebook è un fatto noto. Ma qui siamo già oltre. L’IA – se nutrita a dovere – può diventare l’autore perfetto di commenti persuasivi, post calibrati, messaggi su misura.
“Si può immaginare una rete di account automatizzati che commentano in modo personalizzato per convincere le persone”, avverte Gallotti. Non è fantascienza. È tecnologia esistente. E, forse, già operativa.
Dunque, dove finisce l’informazione e dove inizia la propaganda? Chi decide se un dibattito è genuino o manipolato? Gallotti invoca più trasparenza da parte delle piattaforme. E più attenzione da parte della politica.
Perché oggi non bastano più leggi sul pluralismo o regole sulle fake news. Oggi bisogna decidere se permettere – o meno – che l’IA sappia troppo. Che parli al nostro posto. Che convinca al posto nostro.
Non è solo una sfida tecnologica. È un bivio etico. E riguarda tutti.
Anche te, che stai leggendo.
E che, magari, pensi ancora che nessuna macchina possa cambiare idea a un essere umano.
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