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02 Giugno 2025 - 10:15
Il 2 giugno l’Italia celebra la sua festa nazionale: la Festa della Repubblica. Una ricorrenza che affonda le sue radici nel referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, quando gli italiani furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica. Fu una consultazione storica, non solo per il contenuto politico ma anche per la partecipazione: per la prima volta votarono a livello nazionale anche le donne, segnando un passaggio epocale per i diritti civili. Alla fine, la repubblica ottenne 12.718.641 voti, contro i 10.718.502 della monarchia, con un’affluenza che superò l’89 per cento.
Il risultato rivelò una profonda spaccatura geografica. Il Nord votò in modo netto per la repubblica (con l’eccezione delle province di Cuneo e Padova), mentre il Sud – in particolare la Campania – si espresse in maggioranza per la monarchia. A Trento la repubblica ottenne il risultato più netto. I primi risultati davano in vantaggio la monarchia, ma con il proseguire dello spoglio la repubblica prese il sopravvento. Il 10 giugno la Corte di Cassazione comunicò il risultato in forma provvisoria, rimandando la conferma al 18 giugno per approfondire segnalazioni di irregolarità. Alla fine, con circa due milioni di voti di scarto, la repubblica fu proclamata.
Non mancarono polemiche: negli anni sono emerse teorie di presunti brogli, ma secondo gli storici la consultazione si svolse in modo sostanzialmente regolare. Manomissioni su larga scala, dicono gli esperti, avrebbero lasciato prove evidenti, mai emerse con concretezza. Il referendum non si tenne su tutto il territorio nazionale. Rimasero escluse province come Bolzano e Trieste, territori ancora sotto controllo internazionale, oltre all’Istria e a Zara, cedute alla Jugoslavia. Migliaia di cittadini italiani, prigionieri di guerra o internati, non ebbero modo di partecipare.
Contemporaneamente al referendum si tennero anche le elezioni per l’Assemblea Costituente, che avrebbe scritto la Costituzione e traghettato il Paese verso la nuova democrazia. Vinse la Democrazia Cristiana, seguita da Socialisti e Comunisti. Nonostante la proclamazione ufficiale fosse attesa per il 18 giugno, il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi prese atto dell’esito già tra il 12 e il 13 giugno, avviando formalmente il passaggio di poteri dal re Umberto II al governo provvisorio. Era la fine della monarchia, iniziata con l’unificazione del Paese nel 1861.
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