Un semplice herpes labiale potrebbe celare connessioni sorprendenti con una delle malattie più temute del nostro tempo: l’Alzheimer. A suggerirlo è un recente studio pubblicato su BMJ Open, che mette in relazione l’infezione da virus herpes simplex 1 (HSV-1) con un maggiore rischio di sviluppare la malattia neurodegenerativa. Secondo i ricercatori, tra gli anziani oltre i 75 anni è stato riscontrato un rischio significativamente più alto di Alzheimer in presenza di una pregressa infezione da HSV-1: tra i malati di Alzheimer, la presenza dell’herpes labiale era più frequente dell’80% rispetto al resto della popolazione.
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Il legame, secondo gli scienziati, si spiegherebbe attraverso tre fattori chiave. Il primo è la neuroinfiammazione: l’HSV-1, una volta contratto, resta latente nei nervi e può riattivarsi anche a distanza di anni, innescando nuove ondate infiammatorie che colpiscono il cervello. Il secondo fattore riguarda l’accumulo di proteine tossiche, come l’amiloide-beta, che l’organismo produce come risposta al virus ma che, se presenti in eccesso, danneggiano i neuroni. Infine, il terzo meccanismo individuato è la disfunzione sinaptica, ovvero un’interferenza nella capacità dei neuroni di comunicare correttamente tra loro.
Va sottolineato che non tutte le persone che hanno contratto l’HSV-1 svilupperanno l’Alzheimer. Il virus è estremamente diffuso: colpisce oltre due terzi della popolazione mondiale e si trasmette facilmente attraverso saliva e lesioni cutanee. Tuttavia, lo studio evidenzia che la genetica può fare la differenza: chi presenta la variante genetica ApoE ε4, già nota per essere un fattore di rischio per l’Alzheimer, è anche più sensibile agli effetti dell’HSV-1.
La scoperta apre una nuova possibile strada nella prevenzione della malattia: secondo i ricercatori, trattare il virus con i comuni farmaci antivirali contro l’herpes labiale potrebbe ridurre del 17% il rischio di sviluppare l’Alzheimer. “Lo studio fornisce prove indirette ma convincenti del fatto che ridurre la quantità di herpes nell’organismo potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer” ha spiegato David Martinez, professore alla Yale School of Medicine.
Una semplice infezione che si manifesta con una vescicola sulle labbra potrebbe avere un ruolo più importante di quanto si pensasse nel destino cerebrale di milioni di persone. Se confermati da ulteriori studi, questi risultati potrebbero rappresentare un passo decisivo nella battaglia contro l’Alzheimer, aprendo a nuove strategie di prevenzione che passano anche dalla lotta a un virus insospettabilmente pericoloso.