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Turismo in Piemonte
10 Giugno 2025 - 23:37
L'Italia, amata per la sua storia millenaria, le sue tradizioni e i suoi paesaggi mozzafiato, riserva anche sorprese inaspettate. Tra borghi incantati e città d'arte, si cela un luogo dove la natura selvaggia assume un ruolo da protagonista, in un connubio affascinante e, per alcuni, inquietante. Parliamo di Cocullo, un piccolo borgo in Abruzzo che, ogni anno, diventa il palcoscenico di una celebrazione unica nel suo genere: la Festa dei Serpari.
Mentre la maggior parte dei borghi italiani evoca immagini di vicoli pittoreschi, antiche chiese e un'atmosfera di quiete, Cocullo si distingue per una peculiarità che potrebbe far tremare chi soffre di ofidiofobia: qui, i serpenti non sono solo presenti, ma sono oggetto di un culto profondo e radicato. Lontano dalla frenesia cittadina, in questo angolo d'Abruzzo il tempo sembra scorrere più lentamente, permettendo di riscoprire antiche usanze che si tramandano da generazioni.
Per chi prova terrore per i rettili, l'idea di un luogo popolato da serpenti potrebbe essere destabilizzante. Ma a Cocullo, questa paura si trasforma in qualcosa di diverso. La Festa dei Serpari, che si tiene ogni Primo Maggio, è un evento che fonde il sacro e il profano, l'antica devozione pagana con la fede cristiana. Al centro della celebrazione c'è la statua di San Domenico Abate, protettore dai morsi di rettili velenosi. È proprio questa statua, incredibilmente, a essere adornata con numerosi serpenti vivi, per poi essere portata in solenne processione attraverso le vie del borgo.
Le radici di questa tradizione affondano in tempi remoti, risalendo al culto della dea Angizia, divinità italica legata alla guarigione e ai serpenti. Con l'avvento del Cristianesimo, il rito si è sincretizzato, incorporando elementi della fede cristiana pur mantenendo intatta la sua essenza più antica.
Mesi prima della festa, i serpari, figure esperte e rispettate nella comunità, si dedicano alla delicata ricerca e cattura di serpenti non velenosi. Questi animali, accuratamente maneggiati e trattati con rispetto, diventano parte integrante della processione. Una volta terminata la celebrazione, i serpenti vengono riportati nel loro habitat naturale, a testimonianza di un equilibrio e un rispetto per la natura che va ben oltre la semplice fobia.
La singolarità e il profondo valore culturale di questa festa hanno portato alla sua candidatura come Patrimonio Immateriale dell'Umanità dell'UNESCO, un riconoscimento che ne sottolinea l'importanza non solo per Cocullo, ma per l'intera umanità.
Cocullo, quindi, non è solo un borgo italiano tra tanti. È un luogo dove la storia, la fede e la natura si intrecciano in un modo sorprendente, offrendo ai visitatori un'esperienza che sfida le aspettative e invita a riflettere sul profondo legame tra l'uomo e il mondo animale.
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