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Intelligenza artificiale
12 Giugno 2025 - 13:15
Negli ultimi mesi, l’introduzione degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale da parte di Google ha causato profonde trasformazioni nel panorama della ricerca online. Secondo quanto riportato da Similarweb, l’implementazione della funzione AI Overviews ha portato a una drastica riduzione del traffico verso molti siti web, con cali che arrivano fino al 50%.
Questa nuova funzionalità – attiva anche in Italia dal marzo 2025 – fornisce direttamente nella pagina dei risultati di ricerca una sintesi delle informazioni richieste dagli utenti, riducendo così la necessità di cliccare sui siti esterni. Una tendenza che rischia di peggiorare ulteriormente con l’arrivo della modalità AI Mode, attualmente in fase di test negli Stati Uniti.
A differenza di AI Overviews, la AI Mode elimina completamente la tradizionale lista di link, sostituendola con risposte generate direttamente dal chatbot Gemini di Google. Secondo l’organizzazione News/Media Alliance, questa modalità rappresenta una forma di appropriazione indebita dei contenuti editoriali.
I numeri parlano chiaro: il traffico proveniente da Google è diminuito del 50% per testate come HuffPost e Washington Post, mentre Business Insider ha registrato un calo superiore al 55%. Quest’ultima, per far fronte alla crisi, ha già dovuto ridurre il personale del 21%. Anche Bloomberg aveva messo in guardia contro questo scenario già da tempo.
In risposta a questa emergenza, numerosi editori stanno ripensando le loro strategie economiche. Tra le opzioni prese in considerazione figurano l'introduzione di paywall per accedere ai contenuti e la stipula di accordi di licenza con Google e altre aziende attive nell’ambito dell’AI. Questi accordi potrebbero prevedere una remunerazione proporzionale alla visibilità ottenuta all’interno delle risposte generate dall’intelligenza artificiale.
L’evoluzione del motore di ricerca verso modelli conversazionali e sintetici potrebbe stravolgere l’equilibrio su cui si fonda il web attuale. Gli editori temono che, senza un intervento regolatorio o una rinegoziazione degli equilibri, il rischio sia quello di una marginalizzazione crescente dell’informazione professionale e indipendente.
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