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La decisione

Amazon Prime raddoppia le interruzioni pubblicitarie: cosa cambia per gli abbonati?

Da una media di 2-3,5 minuti, ora il tempo è passato a 4-6 minuti ogni ora di contenuti

Amazon Prime raddoppia le interruzioni pubblicitarie: cosa cambia per gli abbonati?

Dopo aver introdotto le interruzioni pubblicitarie per gli abbonati senza piano premium, Amazon ha deciso di incrementare ulteriormente la durata degli spot su Prime Video. Da una media di 2-3,5 minuti, ora il tempo di pubblicità è passato a 4-6 minuti ogni ora di contenuti, come confermato da una comunicazione interna ad Amazon riportata da AdWeek. Questo cambiamento, sebbene possa sembrare marginale, ha il potenziale di alterare in modo sostanziale l’esperienza di visione degli utenti, soprattutto per quelli che si erano abituati a un accesso ai contenuti senza interruzioni.

Questa mossa, annunciata già lo scorso ottobre agli investitori, allinea Prime Video alle strategie adottate da altri giganti dello streaming, come Netflix, che offre circa 4-5 minuti di pubblicità ogni ora nella sua versione con spot. Un allineamento che sembra necessario per Amazon per competere nel mercato sempre più saturo dei servizi di streaming, dove la pressione per monetizzare i contenuti si fa sempre più forte.

Con questa scelta, Amazon punta a soddisfare le crescenti richieste degli inserzionisti, ma il rischio di insoddisfazione tra gli utenti è tangibile. Gli abbonati potrebbero trovarsi a fare i conti con un’esperienza sempre più simile a quella della TV tradizionale, dove le interruzioni pubblicitarie arrivano a toccare i 12 minuti ogni ora. Questo potrebbe compromettere il valore del servizio, che finora si era distinto proprio per la sua capacità di offrire contenuti senza le fastidiose interruzioni pubblicitarie che caratterizzano la televisione lineare.

Se la pubblicità dovesse continuare a crescere, Amazon e l’intero settore dello streaming potrebbero trovarsi a fronteggiare un pericoloso calo di fiducia tra gli utenti. Gli abbonati potrebbero chiedersi se valga davvero la pena pagare per un servizio che viene costantemente interrotto da spot pubblicitari, mettendo a rischio la fedeltà degli utenti e la reputazione del servizio stesso. L’industria dello streaming sta già affrontando sfide legate alla concorrenza e all’evoluzione dei modelli di abbonamento, e il rischio è che l’aumento della pubblicità possa portare a un effetto boomerang, con gli utenti che potrebbero preferire soluzioni alternative o addirittura tornare a servizi completamente privi di pubblicità.

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