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Il caso
14 Giugno 2025 - 16:20
La magistratura napoletana ha avviato un’indagine che vede protagonista l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, finita al centro delle polemiche per una presunta tesi universitaria non originale. Il caso è esploso dopo un’inchiesta televisiva trasmessa su Rete 4, che ha spinto l’Università Telematica Pegaso a effettuare controlli approfonditi.
Secondo le prime verifiche, il documento con cui Boccia si è laureata in Economia e Management nel 2020, con un voto di 91 su 110, sarebbe identico a un elaborato presentato l’anno precedente presso la LUISS Guido Carli di Roma. Il riscontro è stato ottenuto grazie al software anti-plagio Turnitin, in dotazione all’ateneo Pegaso.
Dopo aver appurato l’eventuale plagio, l’università ha sporto denuncia, dando il via a un procedimento per falso ideologico, truffa ai danni di ente pubblico e appropriazione indebita di opera intellettuale. La Pegaso si è costituita come parte offesa nell’inchiesta.
Nel mirino degli inquirenti è finita anche un’autodichiarazione presentata da Boccia, ma priva di firma, contenente riferimenti a esami universitari che potrebbero non essere mai stati sostenuti. La Guardia di Finanza sta acquisendo documentazione presso gli atenei Pegaso, Parthenope e LUISS per verificare la veridicità delle informazioni.
Di fronte all’intensificarsi dell’esposizione mediatica, Maria Rosaria Boccia ha reagito annunciando azioni legali. Ha già presentato querele contro giornalisti e organi di stampa, accusati di aver diffuso “notizie infondate” e “manipolate”. In una nota, ha denunciato un clima di “caccia alle streghe” e gravi lesioni alla sua sfera privata.
«Mi si attacca per una tesi, ma nessuno parla delle mie denunce sui presunti abusi di fondi pubblici. Perché non c’è attenzione per l’inchiesta per stalking ancora aperta che coinvolge Gennaro Sangiuliano, e nella quale sono parte attiva?» ha dichiarato.
Infine, l’imprenditrice ha sollevato dubbi sull’imparzialità dell’informazione:
«Se la libertà di stampa è a senso unico e serve solo chi detiene potere, non si può più parlare di libertà, ma di connivenza».
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