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Hai paura di rimanere single a vita? Potrebbe essere così veramente, secondo un nuovo studio della Pew Resaerch

Sempre più adulti scelgono (o si rassegnano) a una vita senza matrimonio. Un adulto su quattro non si sposerà mai, ma la solitudine non è necessariamente sinonimo di infelicità

Hai paura di rimanere single a vita? Potrebbe essere così veramente, secondo un nuovo studio della Pew Resaerch

Una nuova ricerca del Pew Research Center sta facendo discutere sociologi e opinionisti: entro i 50 anni, un adulto su quattro non si sarà mai sposato. Un cambiamento che segna una vera e propria svolta nelle norme sociali, mettendo in discussione l’idea del matrimonio come tappa obbligata nella vita adulta.

Alla radice di questa trasformazione culturale c’è un crescente scetticismo nei confronti dell’istituzione matrimoniale, soprattutto tra le nuove generazioni. Il matrimonio non è più percepito come sinonimo di stabilità o realizzazione personale. Al contrario, molti giovani adulti lo vedono come un impegno rischioso, poco coerente con i valori di autodeterminazione e libertà personale che caratterizzano il mondo contemporaneo.

Nonostante ciò, la prospettiva di un futuro con sempre più persone single non sembra allarmare gli studiosi. Anzi, la ricerca suggerisce che i single tendono a mostrare livelli più alti di crescita personale, autonomia e consapevolezza. In altre parole, non sposarsi non equivale a essere soli o infelici.

Allo stesso tempo, il calo dei matrimoni si accompagna a una crescita delle convivenze stabili, che però spesso non vengono formalizzate legalmente. Questo fenomeno contribuisce a rendere più sfumata la distinzione tra “sposati” e “non sposati”, sollevando interrogativi su cosa significhi oggi davvero “formare una famiglia“.

Gli esperti avvertono che, pur non avendo per forza un impatto negativo sulle condizioni sociali, questa tendenza non può essere ignorata. Cambia infatti il modo in cui le persone costruiscono relazioni, pianificano il futuro e partecipano alla vita comunitaria.

Il dato, insomma, parla chiaro: non siamo di fronte solo a un cambiamento nei numeri, ma in un’intera visione della vita adulta. E questo merita attenzione, più che allarmismi.


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