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Panino vietato sotto l’ombrellone? Ecco perché è un bluff: mangiare in spiaggia è un diritto

Nessuna legge vieta il pranzo al sacco negli stabilimenti: attenzione solo a vetro, decoro e buon senso

Panino vietato sotto l’ombrellone? Ecco perché è un bluff: mangiare in spiaggia è un diritto

Foto di repertorio

Ogni estate si riaccende lo stesso dibattito: è legale portare il pranzo da casa in spiaggia? Tra cartelli minacciosi, controlli alle borse e regole arbitrarie, molti bagnanti si chiedono se consumare un panino sotto l’ombrellone sia davvero consentito. La risposta è chiara: sì, è un diritto.

Le spiagge sono pubbliche, anche quelle in concessione a privati. Lo stabilisce la legge del 2006: i gestori degli stabilimenti non possono vietare in modo assoluto l’ingresso o il consumo di alimenti portati dall’esterno. E non hanno alcun diritto di ispezionare zaini, borse frigo o sacche, prerogativa che spetta esclusivamente alle forze dell’ordine.

Né le ordinanze comunali possono imporre divieti generali: la maggior parte si limita a raccomandazioni sul decoro, l’igiene e la sicurezza. Alcuni esempi? In Puglia è espressamente consentito introdurre cibo e bevande per uso personale; a Roma, anche negli stabilimenti, non si può vietare il consumo al di fuori delle cabine.

I gestori possono però stabilire alcune limitazioni ragionevoli: no a contenitori in vetro, no a tavolate rumorose, sì al rispetto degli spazi comuni. E, ovviamente, nelle aree ristoro lo spazio è riservato ai clienti del bar o del ristorante. Ma questo non giustifica divieti estesi all’intera spiaggia attrezzata.

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