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natura e tecnologia
17 Giugno 2025 - 11:45
Fondata dai fratelli Luca e Paolo Mascetti, Chloe è la startup che sta portando l’agricoltura ben oltre i confini del suolo terrestre. Con una tecnologia proprietaria e due brevetti internazionali, l’azienda ha sviluppato un sistema innovativo per coltivare microgreen — tra cui broccoli, rucola e basilico — in ambienti completamente controllati, senza pesticidi né sprechi, e con un consumo d’acqua fino al 99% inferiore rispetto all’agricoltura tradizionale.
Il cuore della tecnologia Chloe è racchiuso in una capsula intelligente. Basta scansionare un QR code per attivare l’idratazione iniziale del substrato: da quel momento, la coltivazione procede in autonomia all’interno di box chiusi che replicano un microambiente ideale. La pianta cresce in condizioni ottimali fino alla raccolta, segnalata da una notifica. Il tutto senza interventi manuali, né necessità di suolo o luce naturale. Un processo replicabile ovunque: in casa, in ristorante, o persino nello spazio.
Non a caso, Chloe è tra le realtà premiate dalla Deep Space Food Challenge, competizione promossa dalla NASA per individuare soluzioni alimentari sostenibili in ambienti estremi. “Le nostre capsule sono già pronte per funzionare in assenza di gravità: il substrato compatto e il sistema chiuso le rendono ideali per le missioni spaziali, ma anche per i contesti terrestri più difficili”, spiega Luca Mascetti.
La vocazione spaziale non ha però distolto Chloe dalla Terra. Il primo settore ad adottare questa tecnologia è stato quello dell’alta ristorazione, con l’endorsement dello chef stellato Davide Oldani. Seguiranno, secondo la roadmap aziendale, palestre, hotel, condomini e la grande distribuzione organizzata. Ogni sistema Chloe è modulare: può funzionare come unità singola o essere replicato in serie per produrre su scala media.
Il modello di business è tripartito: vendita di hardware (i sistemi Chloe Start e Chloe Fields), ricavi ricorrenti dai consumabili (le capsule Cores) e abbonamenti software per il monitoraggio remoto. Il risultato è una filiera cortissima, completamente sotto controllo, dalla semina alla raccolta. “Negli ultimi 50 anni, l’Italia ha perso un’area agricola grande quanto l’Austria. L’urbanizzazione ha ridotto le terre fertili, mettendo a rischio l’ambiente e la sicurezza alimentare. Noi vogliamo invertire questa rotta: con le nostre strutture possiamo garantire una resa annua di 43 kg per metro quadro”, sottolinea Mascetti.
Diversamente dalle vertical farm, che implicano infrastrutture complesse e costi elevati, Chloe propone un modello di agricoltura indoor decentralizzata, progettato per essere accessibile e scalabile. La tecnologia unisce sensoristica, automazione e design modulare, rispondendo a esigenze reali: qualità nutrizionale, riduzione degli sprechi, sicurezza alimentare e resilienza delle filiere.
Attiva già in Italia, Nord America ed Emirati Arabi Uniti, Chloe non è un semplice progetto futuristico, ma un sistema pronto all’uso. Un nuovo paradigma di agricoltura sostenibile e tracciabile, pensato per funzionare anche dove suolo e gravità non esistono.
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