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Prima allerta caldo della storia in Alaska: “Una presa di coscienza” del cambiamento climatico

Il National Weather Service introduce per la prima volta un sistema di allarme per le alte temperature nello stato artico con l'obiettivo di informare e proteggere una popolazione impreparata al caldo estivo

Prima allerta caldo della storia in Alaska: “Una presa di coscienza” del cambiamento climatico

In Alaska, dove per gran parte dell'anno dominano gelo e neve, è scattata per la prima volta nella storia un'allerta per caldo anomalo. A emetterla è stato il National Weather Service (NWS) degli Stati Uniti, che ha deciso di adottare anche per lo stato più settentrionale della federazione lo stesso sistema di allarme già in uso nel resto del Paese per fronteggiare le ondate di calore. La decisione non è dovuta a un record assoluto di temperatura, ma rappresenta un cambio radicale di approccio nella comunicazione del rischio. “Il caldo attuale nelle aree interne non è eccezionale o da record – ha spiegato Rich Thomas, esperto del Centro di valutazione e politiche climatiche dello stato – ma ciò che cambia è la consapevolezza: vogliamo usare le parole giuste per aiutare le persone a capire che in Alaska non siamo preparati a queste condizioni”.


Il primo avviso ufficiale è stato emesso il 15 giugno per la città di Fairbanks, dove sono stati raggiunti 85 gradi Fahrenheit (29,4°C). Numeri che non impressionano altrove, ma che in Alaska possono avere effetti pericolosi su una popolazione poco abituata e scarsamente equipaggiata.
Le abitazioni in Alaska, infatti, sono progettate per trattenere il calore nei lunghi e rigidi inverni, non per disperderlo. Climatizzatori quasi assenti, isolamento termico pensato per l’efficienza invernale, e una cultura del caldo praticamente inesistente rendono ogni ondata di calore un potenziale pericolo per la salute, soprattutto per anziani e persone vulnerabili.
In passato, il NWS utilizzava comunicati meteorologici speciali per avvertire la popolazione di condizioni inusuali. Ora, invece, l’uso del termine “allerta caldo” è stato formalmente introdotto anche per l’Alaska.

Nel 2019, l’Alaska aveva già sperimentato un’estate fuori dall’ordinario, con record storici ad Anchorage e Fairbanks. E nel 2024, per due volte le temperature hanno superato i 90°F (oltre 32°C).
La situazione è aggravata da quanto accade nel vicino Canada, dove continuano a divampare incendi che rendono l’aria irrespirabile in vaste aree del Nord America. La popolazione è stata invitata a chiudere le finestre per evitare l’inalazione di fumo e particolato, ma questo rende ancora più difficile rinfrescare le abitazioni, già prive di ventilazione attiva.


La prima allerta caldo della storia in Alaska non è solo un fatto meteorologico, ma anche un segnale simbolico dell’evoluzione del clima. In un territorio tradizionalmente immune da temperature elevate, l’introduzione di un protocollo ufficiale mostra una nuova consapevolezza istituzionale. Il caldo non è più un fenomeno isolato, ma una realtà da gestire anche nelle regioni artiche.

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