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Salute e prevenzione

Hai mai avuto l’herpes labiale? Potrebbe nascondere un pericolo per il cervello

Il virus HSV-1 resta nel corpo per sempre e, sotto stress, può risvegliarsi e attaccare anche le aree cerebrali: cosa rivela la nuova scoperta

Hai mai avuto l’herpes labiale? Potrebbe nascondere un pericolo per il cervello

L’Herpes simplex virus di tipo 1 (HSV-1), responsabile dell’herpes labiale, è molto più insidioso di quanto si pensi. Quasi tutti, almeno una volta nella vita, sperimentano le tipiche vescicole sulle labbra: pruriginose, fastidiose e antiestetiche. Ma ciò che rende davvero particolare questo virus è che non si tratta di una semplice infezione che si prende e si supera.

In realtà, una volta contratto, il virus non ci lascia più. Si annida silenziosamente nei gangli nervosi periferici – soprattutto nel ganglio trigemino – dove può rimanere inattivo per anni. Quando il sistema immunitario è indebolito, magari a causa di stress o malattia, il virus si riattiva, manifestandosi con i sintomi ben noti.

Un rischio ben più serio: l’herpes può raggiungere il cervello

Il problema, però, non si ferma alle labbra. In alcuni casi, HSV-1 riesce a penetrare nel sistema nervoso centrale, arrivando fino al cervello. Qui può causare un’encefalite, una grave infiammazione cerebrale che può mettere a rischio la vita. Ma c’è di più: vari studi hanno collegato la presenza del virus a malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi nel mondo circa 40 milioni di persone soffrono di Alzheimer, un numero destinato a triplicare nei prossimi trent’anni. Alcune ricerche recenti – tra cui uno studio svedese – suggeriscono che chi ha contratto l’HSV-1 possa avere un rischio doppio di sviluppare questa forma di demenza. Sebbene il legame non sia ancora confermato in modo definitivo, è ormai certo che il virus può raggiungere il cervello e provocare danni rilevanti.

Nuove scoperte: come arriva il virus al cervello?

Una recente ricerca internazionale ha fatto luce sui meccanismi che permettono al virus di raggiungere il cervello. Il lavoro, guidato da un team statunitense dell’Università del Colorado, ha coinvolto anche ricercatori francesi dell’Università della Borgogna. Coordinati dal professor Christy S. Niemeyer, gli scienziati hanno studiato nei topi non solo come il virus entri nel cervello, ma anche quali aree cerebrali colpisca.

Si sapeva già che il virus poteva utilizzare due “autostrade” per accedere al sistema nervoso centrale: il nervo olfattivo e la via che collega il ganglio trigemino al tronco encefalico. Tuttavia, fino ad oggi non era mai stata realizzata una mappa dettagliata delle regioni cerebrali interessate durante la fase iniziale dell’infezione.

Questa nuova "mappa dell’infezione" potrà aiutare i ricercatori a capire meglio come un virus apparentemente banale possa diventare un nemico pericoloso, in grado di scatenare malattie neurologiche anche molto gravi.

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