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Lo studio
06 Giugno 2025 - 22:30
Per la prima volta, la scienza ha dimostrato che l’ambiente può giocare un ruolo cruciale nella determinazione del sesso nei mammiferi. Fino a oggi, si credeva che questo processo fosse esclusivamente genetico: se nelle cellule dell'embrione c'era il cromosoma Y, il feto sarebbe diventato maschio (XY), mentre senza di esso sarebbe diventato femmina (XX). Tuttavia, una serie di esperimenti pionieristici sui topi ha rivelato che il meccanismo è più complesso di quanto pensassimo, e che fattori ambientali come la carenza di ferro possono alterare il risultato, portando persino a sviluppare ovuli in un embrione maschile.
Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, è il frutto di uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori, guidato dai scienziati giapponesi della Scuola di specializzazione in bioscienze di frontiera dell'Università di Osaka e collaborando con l'Istituto per le bioscienze molecolari dell'Università del Queensland. L’osservazione si è concentrata sui topi femmina in gravidanza e su gonadi coltivate in laboratorio, con un’attenzione particolare alla carenza di ferro.
Fino a oggi, si pensava che nei mammiferi, compresi gli esseri umani, i fattori ambientali non potessero influenzare la determinazione del sesso. In altre specie, come i rettili, la temperatura è un fattore determinante, ma nei mammiferi il sesso sembrava fissato dal patrimonio genetico. Tuttavia, gli esperimenti sui roditori hanno rivelato che la mancanza di ferro nel corpo materno può compromettere il normale funzionamento del gene SRY, che regola la differenziazione maschile.
Durante gli esperimenti, i ricercatori hanno somministrato un farmaco chiamato deferasirox, che riduce i livelli di ferro nel corpo. La carenza di questo elemento ha portato a un risultato sorprendente: in alcuni embrioni di topo XY, i testicoli non si sono sviluppati come previsto, e al loro posto si sono formate le ovaie. In particolare, quattro embrioni su 72 hanno sviluppato due ovaie, mentre uno ha mostrato una combinazione di un'ovaio e un testicolo. Gli esperimenti con le gonadi in coltura hanno confermato i risultati, suggerendo che la mancanza di ferro può davvero invertire la determinazione sessuale.
Gli autori dello studio spiegano che il ferro è cruciale per numerose reazioni biochimiche vitali nelle cellule. In particolare, la sua carenza inibisce l'enzima KDM3A, che è coinvolto nell'attivazione del gene SRY, necessario per lo sviluppo maschile. Questo studio apre la strada a una nuova comprensione della biologia del sesso e delle sue complessità.
Seppur il ferro sia solo uno dei tanti fattori che influenzano la determinazione sessuale, questa scoperta potrebbe avere ampie implicazioni, non solo per la biologia dei mammiferi, ma anche per la medicina umana. In futuro, comprendere meglio il ruolo dell'ambiente nella determinazione del sesso potrebbe portare a nuove terapie e approcci per trattare le differenze nello sviluppo sessuale (DSD) e altre condizioni correlate.
La scoperta potrebbe anche gettare nuove luci sullo studio delle alterazioni del sesso in natura, come quelle osservate in alcune specie di rettili, o ancora sullo studio dei cambiamenti che il nostro ambiente potrebbe apportare in modo inaspettato sulla biologia umana. L’idea che fattori come la dieta possano influenzare direttamente lo sviluppo sessuale pone nuove domande sul nostro modo di comprendere la genetica e l’ambiente.
L’articolo completo, “Maternal iron deficiency causes male-to-female sex reversal in mouse embryos”, è stato pubblicato su Nature, e rappresenta una pietra miliare nel campo delle bioscienze.
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