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Tecnologia
20 Giugno 2025 - 13:30
La voce è sintetica, ma il pericolo è reale. Un’emergenza culturale si è accesa in Parlamento, dove prosegue l’iter legislativo del ddl sull’intelligenza artificiale. Al centro del dibattito non c’è la tecnologia in sé, ma il modo in cui questa rischia di spazzare via il lavoro creativo di intere categorie. Artisti, attori e illustratori lanciano un allarme chiaro: l’AI non può appropriarsi senza consenso dell’ingegno, dei volti e delle voci delle persone.
Nel corso della conferenza stampa del 10 giugno alla Camera dei Deputati, il presidente dell’Associazione nazionale attori e doppiatori Daniele Giuliani ha denunciato una situazione già fuori controllo: “C’è un sito che vende la mia voce senza il mio consenso. Nessuno è contrario all’innovazione, ma ciò che ci terrorizza è l’idea che la tecnologia venga usata per sostituire l’uomo, non per affiancarlo”.
Il cuore del problema è stato sintetizzato in un emendamento proposto dai deputati Fabrizio Benzoni (Azione) e Andrea Casu (PD), che chiedeva tre cose: il consenso preventivo per l’uso di opere protette, più trasparenza da parte dei fornitori di AI e una protezione rafforzata contro le clausole vessatorie nei contratti per attori, doppiatori e illustratori. Il governo ha respinto la proposta, ma la battaglia continua.
Nel frattempo, i casi si moltiplicano. Disney e Universal hanno intrapreso azioni legali contro Midjourney, accusata di violazione del copyright per la creazione di immagini di personaggi famosi tramite AI. Un precedente che spaventa anche il mondo dello spettacolo italiano. “Non voglio che le mie figlie vadano a un concerto con un ologramma o si commuovano per una batteria campionata – ha aggiunto Giuliani – l’arte è fatta di imperfezioni umane, non di repliche fredde e perfette”.
Ma il tema riguarda anche la sicurezza. Le voci sintetiche possono essere usate per frodi, come nel caso di truffatori che riproducono la voce di un parente per ingannare un’anziana. La manipolazione dell’identità non è solo questione di copyright: tocca la sfera della fiducia, della verità e della democrazia.
Secondo Benzoni, bisogna evitare che “l’AI sostituisca il pensiero critico”, mentre Casu ha parlato apertamente di “saccheggio sistematico” da parte dei colossi tecnologici, colpevoli di aver addestrato i modelli su migliaia di opere senza autorizzazione. Il problema principale resta la tracciabilità: se sui dati esistono soluzioni, gli algoritmi sono ancora opachi.
Intanto, anche la pubblica amministrazione inizia a muoversi. L’Agenzia per l’Italia digitale ha mappato i progetti AI attivi, evidenziando che solo una piccola parte rientra tra le applicazioni a rischio secondo l’AI Act europeo. Tuttavia, resta urgente creare un registro pubblico che indichi chiaramente dove e come vengono usati gli algoritmi.
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