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Lo studio
20 Giugno 2025 - 23:45
Scrivere un saggio con ChatGPT può sembrare una scorciatoia intelligente, ma potrebbe costare caro al cervello. Un nuovo esperimento condotto dal MIT Media Lab rivela che un uso intensivo dell’intelligenza artificiale nella scrittura accademica riduce la connettività cerebrale fino al 55%, con effetti potenzialmente negativi sull’apprendimento a lungo termine.
Lo studio, guidato dalla ricercatrice Nataliya Kosmyna, ha coinvolto 54 studenti impegnati nella scrittura di un saggio ispirato ai test SAT. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: uno ha utilizzato ChatGPT, uno ha avuto accesso ai motori di ricerca, l’altro ha scritto senza alcun aiuto tecnologico. Le loro attività cerebrali sono state monitorate con EEG, mentre esperti e sistemi automatizzati valutavano la qualità dei testi. Nella seconda fase, i gruppi hanno invertito le modalità: chi aveva usato l’AI ha scritto senza strumenti e viceversa.
Chi ha scritto senza assistenza tecnologica ha mostrato le reti neurali più attive e robuste. I soggetti che hanno usato solo motori di ricerca si sono posizionati a metà. Il gruppo che ha usato ChatGPT ha registrato l’attività cerebrale più bassa, con un impatto evidente sulle aree coinvolte in attenzione e elaborazione attiva.
Inoltre, quando chi aveva iniziato con l’AI è passato a scrivere senza strumenti, ha mostrato difficoltà cognitive maggiori rispetto agli altri. Al contrario, chi è passato dalla scrittura autonoma all’uso dell’AI ha sperimentato un aumento della memoria e della creatività, con l’attivazione delle regioni pre-frontali e occipito-parietali.
Anche la qualità dei testi ha risentito dell’utilizzo dell’AI. Gli insegnanti hanno giudicato i saggi generati con ChatGPT “piatti, ripetitivi e poco originali”. Inoltre, molti partecipanti non ricordavano o non sapevano spiegare cosa avevano scritto solo pochi minuti prima. Lo studio mette in guardia dall’eccessiva fiducia negli strumenti di AI nei contesti educativi. Come sottolinea Kosmyna, “non possiamo ignorare il possibile declino delle capacità cognitive, specialmente se l’AI viene usata in modo passivo”.
Anche se gli strumenti basati su intelligenza artificiale sono sempre più presenti nelle scuole — come confermato da un’indagine Gad3 che registra un utilizzo del 73% tra gli insegnanti e dell’82% tra gli studenti — emerge anche un certo allarme. Un sondaggio di Turnitin ha mostrato che il 64% degli studenti è preoccupato per le conseguenze dell’uso dell’AI, pur continuando a usarla occasionalmente per i compiti.
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