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Ambiente
08 Luglio 2025 - 17:20
Negli ultimi giorni, l'Italia, specialmente il Nord e il Centro, è stata colpita da piogge intense e una quantità di fulmini eccezionale. Decine di migliaia di scariche in poche ore, sia all'interno delle nubi che dirette verso il suolo, hanno creato non pochi disagi, come il treno Italo colpito a Melegnano.
Ma quanti sono stati esattamente? Secondo l'ARPA Lombardia, la sola giornata di domenica 6 luglio ha visto circa 20.000 fulmini nella regione. Tra Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Umbria e Marche, nello stesso periodo ne sono stati rilevati circa 38.000. Numeri impressionanti che ci fanno riflettere su un fenomeno sempre più evidente.
L'aumento di questi eventi estremi solleva una domanda cruciale: c'entra il cambiamento climatico? La risposta è sì, anche se stabilire l'esatto impatto sui fulmini è complesso. La crescente energia nell'atmosfera, dovuta all'aumento delle temperature globali, alimenta temporali più forti e frequenti, che di conseguenza generano più fulmini.
Negli ultimi anni, la tecnologia per rilevare e calcolare i fulmini ha fatto passi da gigante. Grazie a una rete sempre più fitta di sensori a terra e sistemi satellitari, siamo in grado di "ascoltare" le onde elettromagnetiche prodotte da queste potenti scariche. Questi sensori agiscono come antenne, calcolando la distanza del punto di origine del segnale e la frequenza degli eventi. In Italia, la rete principale si chiama LAMPINET, gestita dall'Aeronautica Militare dal 2004. Con sensori distribuiti su tutto il territorio, LAMPINET rileva i fulmini nube-suolo con un'efficienza del 90% e quelli intranube (che non toccano terra) con un'efficienza del 30%. I dati, aggiornati ogni 5 minuti, sono fondamentali per la sicurezza aerea.
L'aumento della temperatura media globale, causato dall'attività umana, immette più energia nell'atmosfera, rendendo i fenomeni atmosferici più intensi. Questo porta a temporali più forti e frequenti, e di conseguenza, a un aumento dei fulmini.
Una ricerca di un paio d'anni fa ha previsto un aumento del 7% dei fulmini a livello mondiale rispetto all'era preindustriale. Se gli attuali trend dovessero continuare, potremmo arrivare a un aumento del 18% entro la fine del secolo, soprattutto nelle aree tropicali, montane e nel Mediterraneo, dove i periodi di caldo anomalo sono sempre più frequenti. Nel 2006, un'altra ricerca ha stimato un aumento minimo del 10% nell'attività legata ai fulmini per ogni aumento di 1°C della temperatura media globale. In Italia, nel 2022 sono stati registrati oltre 5,5 milioni di fulmini, con picchi estivi.
Prevedere questi fenomeni non è semplice, soprattutto a causa della presenza di particelle inquinanti (aerosol) nell'aria, che possono influenzare la probabilità di temporali e fulmini, rendendo i modelli più complessi. Nonostante le sfide, è chiaro che i fulmini sono un fenomeno da monitorare con attenzione, specialmente in un'era di cambiamenti climatici che ci impongono di ripensare la nostra relazione con eventi atmosferici sempre più estremi.
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