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Eventi atmosferici
15 Luglio 2025 - 23:55
Potrebbero oscurare il Sole, stravolgere il clima e persino cancellare la vita sulla Terra. Non è fantascienza, ma il potenziale distruttivo delle super-eruzioni vulcaniche, la cui miccia – secondo un nuovo studio dell’Università di Wollongong, in Australia – si nasconde a migliaia di chilometri sotto i nostri piedi, sotto forma di Blob: enormi e misteriose strutture geologiche nel mantello inferiore del pianeta.
Pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment, la ricerca collega per la prima volta queste masse colossali, grandi quanto interi continenti, alle più violente eruzioni vulcaniche mai avvenute, compresa quella di 66 milioni di anni fa, che insieme all’impatto dell’asteroide avrebbe contribuito all’estinzione dei dinosauri.
Il termine Blob è l’acronimo di Big LOwer-mantle Basal Structures: si tratta di due enormi ammassi di roccia calda e densa nel mantello terrestre profondo, uno situato sotto l’Africa, l’altro sotto il Pacifico. Queste strutture non sono statiche: si deformano e si muovono, e secondo i modelli geofisici influenzano direttamente i pennacchi di magma che risalgono verso la superficie terrestre.
I pennacchi del mantello (mantle plumes), che partono da circa 3.000 chilometri di profondità, generano le eruzioni vulcaniche più violente e durature, le stesse che in passato hanno alterato il clima per decenni e modificato la vita sulla Terra.
La prova dal passato geologico
I ricercatori hanno confrontato dati geologici storici con modelli di simulazione dei Blob, tracciando il legame tra le eruzioni passate e i punti in cui i pennacchi magmatici avrebbero dovuto affiorare. “Abbiamo dimostrato statisticamente che le grandi eruzioni del passato sono significativamente correlate ai pennacchi previsti dai nostri modelli”, spiegano Annalise Cucchiaro e Nicolas Flament, coautori dello studio.
Alcuni pennacchi risultano leggermente inclinati, ma la maggior parte delle eruzioni si verifica direttamente sopra o in prossimità dei Blob, il che rafforza l’ipotesi di una connessione profonda e diretta tra queste autostrade sotterranee del magma e i punti caldi vulcanici sulla crosta.
Se da un lato i Blob possono dare origine a catastrofi globali, dall’altro potrebbero avere un ruolo chiave nella formazione di minerali preziosi utili per le tecnologie green e le energie rinnovabili. “Capire dove si trovano questi pennacchi e come si muovono ci aiuterà a prevedere nuove risorse geologiche”, sottolinea Cucchiaro.
Il prossimo obiettivo degli scienziati sarà quello di analizzare la composizione chimica dei Blob e dei loro condotti. Scoprire di cosa sono fatti potrebbe aprire nuove strade nella comprensione dell’evoluzione geologica della Terra, e magari anche nella prevenzione di eventi estremi.
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