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Sanità
17 Luglio 2025 - 21:30
Nel Regno Unito otto bambini sono nati sani grazie a una procedura di fecondazione in vitro a tre persone che rappresenta un’importante frontiera della medicina riproduttiva. A rivelarlo sono due studi pubblicati sul New England Journal of Medicine, che documentano i primi risultati di questa tecnica pionieristica, realizzata con l'obiettivo di impedire la trasmissione di malattie mitocondriali ereditarie da madre a figlio.
La procedura, definita donazione mitocondriale, prevede il trasferimento del nucleo di un ovulo fecondato da una madre portatrice di mitocondri difettosi all’interno di un ovulo donato da un’altra donna, già privo di DNA nucleare ma con mitocondri sani. In questo modo, i bambini ereditano il DNA nucleare dei genitori biologici, ma il DNA mitocondriale – responsabile di alcune patologie degenerative – proviene dalla donatrice.
Il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo a legalizzare questa tecnica nel 2015, dopo anni di studi e dibattiti. Oggi, a distanza di tempo, arrivano i primi risultati clinici: dei bambini nati, cinque non hanno presentato problemi di salute, mentre altri tre hanno avuto lievi disturbi gestiti senza complicazioni. I più grandi hanno oltre due anni, il più piccolo meno di cinque mesi. «Siamo cautamente ottimisti», ha dichiarato Robert McFarland, neurologo pediatrico e co-autore di uno degli studi.
Secondo i ricercatori, in cinque casi non è stato rilevato alcun residuo di mitocondri difettosi, mentre negli altri tre la percentuale variava tra il 5% e il 16%, livelli considerati troppo bassi per causare malattie. Tuttavia, gli esperti raccomandano monitoraggi a lungo termine, poiché i mitocondri ereditati dalla madre potrebbero replicarsi in alcuni organi, aumentando il rischio nel tempo.
Il caso rappresenta un passo avanti concreto nella lotta alle malattie genetiche rare, soprattutto quelle che colpiscono cuore, cervello e muscoli, spesso letali in età infantile. Gli studi confermano che la donazione mitocondriale, pur restando una tecnica complessa e ancora poco diffusa, può offrire una concreta speranza per molte famiglie.
«Siamo di fronte a un’innovazione scientifica senza precedenti», commenta Paula Amato, endocrinologa riproduttiva dell’Oregon Health Sciences University. «Ma la prudenza resta d’obbligo: sarà fondamentale seguire nel tempo la salute dei bambini».
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