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Futuro bellico
21 Luglio 2025 - 16:20
Un gruppo di fisici dell’Università di Southampton, nel Regno Unito, ha costruito un prototipo in grado di simulare una “bomba di buco nero”: un dispositivo sperimentale che imita i meccanismi con cui un buco nero accumula energia rotazionale fino a rilasciarla in modo esplosivo. Nessun pericolo per il nostro pianeta, ma un passo da gigante per la fisica teorica e la comprensione dei fenomeni cosmici più estremi.
L’idea non è nuova. Già nel 1971 il fisico sovietico Yakov Zeldovich, sulla scia delle teorie di Roger Penrose, aveva ipotizzato un meccanismo attraverso cui un buco nero potesse liberare parte della propria energia rotazionale, innescando un’“esplosione” gravitazionale. Queste teorie, rimaste a lungo confinate nei libri, oggi prendono forma concreta.
Durante la pandemia, gli scienziati hanno realizzato un cilindro in alluminio rotante azionato da un motore elettrico, avvolto da un sistema di specchi in metallo. L’esperimento simula un buco nero in rotazione, con l’energia che rimbalza tra gli specchi, amplificandosi fino a diventare instabile: una reazione a catena che conferma la possibilità teorica dell’estrazione di energia negativa da un sistema rotante.
Questo esperimento dimostra, per la prima volta a bassa frequenza e in condizioni controllate, ciò che fino ad oggi era stato solo ipotizzato: la possibilità di estrarre energia da un “buco nero” artificiale. Un risultato che apre nuovi scenari nello studio dell’astrofisica, dei campi gravitazionali e forse, un giorno, anche delle tecnologie energetiche del futuro.
Gli scienziati stanno condividendo i risultati con altri centri di ricerca per replicare il fenomeno e approfondire le implicazioni teoriche e pratiche. Non siamo davanti a una vera bomba cosmica, ma a un dispositivo che simula i suoi effetti in scala: un traguardo che potrebbe rivoluzionare il modo in cui comprendiamo l’origine dell’universo, i buchi neri e i limiti estremi della fisica moderna.
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