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AI & Studio

IA, non scorciatoia ma risorsa: ChatGPT lancia la nuova «modalità studio»

Niente risposte pronte, ma un percorso guidato tra domande, suggerimenti e feedback

IA, non scorciatoia ma risorsa: ChatGPT lancia la nuova «modalità studio»

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra sempre più nei ritmi scolastici quotidiani, OpenAI sceglie di alzare l’asticella. Basta compiti svolti in automatico, basta risposte pronte da copiare e incollare: ChatGPT introduce una nuova funzione pensata per studiare, davvero. Si chiama modalità “studio” e promette di trasformare l’IA da stampella passiva a compagna attiva di apprendimento.

Non è un cambio di look, ma di filosofia. La nuova funzione, disponibile già da ora per chiunque utilizzi i piani Free, Plus, Pro e Team (e presto anche su ChatGPT Edu), non dà direttamente le risposte, ma guida lo studente in un percorso graduale. Parliamo di un’interazione basata su domande socratiche, stimoli mirati e feedback personalizzati, che non si accontenta di “risolvere l’esercizio”, ma punta a sviluppare pensiero critico, metacognizione e autonomia.

Dietro questa svolta non c’è solo tecnologia, ma anche un lavoro congiunto con docenti, pedagogisti e scienziati dell’apprendimento. L’obiettivo? Fare dell’IA un tutor su misura, che si adatta al livello dello studente e ne stimola la curiosità. A partire dal funzionamento: per attivare la modalità basta avviare una nuova conversazione, cliccare su Strumenti, poi su Studia e impara, e scrivere la domanda. Semplice, ma pensato per cambiare l’approccio.

Invece di svolgere il lavoro al loro posto, la modalità studio incoraggia gli studenti a riflettere in modo critico sul proprio processo di apprendimento” spiega Robbie Torney, direttore senior dei programmi di IA per Common Sense Media. Parole che vanno dritte al punto: non basta sapere, bisogna imparare come si arriva a sapere.

Lo racconta anche Maggie Wang, studentessa universitaria, che ha testato la funzione cercando di comprendere le complesse “codifiche posizionali sinusoidali” (e riuscendoci, dopo tre ore di domande, risposte e tentativi). “È stato come avere un tutor che non si stanca mai delle mie domande” ha dichiarato.

La modalità studio arriva in un momento in cui il dibattito sull’uso scolastico dell’intelligenza artificiale è più acceso che mai. L’IA facilita davvero l’apprendimento o rischia di diventare l’ennesimo automatismo che deresponsabilizza? La risposta, forse, sta proprio in strumenti come questo. Non una bacchetta magica né una trappola per scansafatiche, ma un invito a usare la tecnologia con intelligenza.

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