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AI & Studio
06 Agosto 2025 - 18:52
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra sempre più nei ritmi scolastici quotidiani, OpenAI sceglie di alzare l’asticella. Basta compiti svolti in automatico, basta risposte pronte da copiare e incollare: ChatGPT introduce una nuova funzione pensata per studiare, davvero. Si chiama modalità “studio” e promette di trasformare l’IA da stampella passiva a compagna attiva di apprendimento.
Non è un cambio di look, ma di filosofia. La nuova funzione, disponibile già da ora per chiunque utilizzi i piani Free, Plus, Pro e Team (e presto anche su ChatGPT Edu), non dà direttamente le risposte, ma guida lo studente in un percorso graduale. Parliamo di un’interazione basata su domande socratiche, stimoli mirati e feedback personalizzati, che non si accontenta di “risolvere l’esercizio”, ma punta a sviluppare pensiero critico, metacognizione e autonomia.
Dietro questa svolta non c’è solo tecnologia, ma anche un lavoro congiunto con docenti, pedagogisti e scienziati dell’apprendimento. L’obiettivo? Fare dell’IA un tutor su misura, che si adatta al livello dello studente e ne stimola la curiosità. A partire dal funzionamento: per attivare la modalità basta avviare una nuova conversazione, cliccare su Strumenti, poi su Studia e impara, e scrivere la domanda. Semplice, ma pensato per cambiare l’approccio.
“Invece di svolgere il lavoro al loro posto, la modalità studio incoraggia gli studenti a riflettere in modo critico sul proprio processo di apprendimento” spiega Robbie Torney, direttore senior dei programmi di IA per Common Sense Media. Parole che vanno dritte al punto: non basta sapere, bisogna imparare come si arriva a sapere.
Lo racconta anche Maggie Wang, studentessa universitaria, che ha testato la funzione cercando di comprendere le complesse “codifiche posizionali sinusoidali” (e riuscendoci, dopo tre ore di domande, risposte e tentativi). “È stato come avere un tutor che non si stanca mai delle mie domande” ha dichiarato.
La modalità studio arriva in un momento in cui il dibattito sull’uso scolastico dell’intelligenza artificiale è più acceso che mai. L’IA facilita davvero l’apprendimento o rischia di diventare l’ennesimo automatismo che deresponsabilizza? La risposta, forse, sta proprio in strumenti come questo. Non una bacchetta magica né una trappola per scansafatiche, ma un invito a usare la tecnologia con intelligenza.
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