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27 Agosto 2025 - 10:25
A partire dal 24 giugno 1812, circa 600.000 soldati guidati dall’imperatore Napoleone Bonaparte attraversarono il fiume Nemunas per invadere l’Impero russo. La campagna militare si rivelò una delle più costose della storia: in meno di sei mesi, solo poche decine di migliaia di uomini riuscirono a tornare oltre il fiume. Una nuova ricerca offre spiegazioni più ampie sul motivo del collasso dell’esercito napoleonico. Secondo uno studio pubblicato ad inizio agosto – non ancora sottoposto a revisione paritaria – dal microbiologo Rémi Barbieri dell’Università di Parigi e dal suo team, altre malattie potrebbero aver causato molte delle vittime.
L’analisi del Dna antico estratto dai denti di 13 soldati rinvenuti in fosse comuni a Vilnius, in Lituania, mostra assenza di tracce del batterio responsabile del tifo (Rickettsia prowazekii), che all’epoca veniva considerato una delle principali cause di morte. Sono invece state rilevate Salmonella enterica, che causa la febbre paratifoide, e Borrelia recurrentis, batterio trasmesso dai pidocchi, responsabile della febbre ricorrente.
I ricercatori dell’Istituto Pasteur di Parigi, autori dello studio condiviso su bioRxiv, osservano che la febbre ricorrente, pur non essendo necessariamente letale, poteva indebolire gravemente i soldati già esausti da freddo, fame e marce forzate.
Secondo gli autori, “uno scenario ragionevole per la morte di questi soldati sarebbe una combinazione di stanchezza, malnutrizione e malattie infettive, tra cui febbre paratifoide e febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi”. Il fatto che il tifo non sia stato rilevato in questi casi non esclude la sua presenza altrove: saranno necessarie ulteriori analisi per comprendere l’intero spettro delle epidemie che colpirono le truppe durante la ritirata.
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