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Il decreto
12 Settembre 2025 - 16:55
Una decisione destinata a cambiare decenni di giurisprudenza. Con l’ordinanza 21464 del 25 luglio 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che i produttori di tabacco sono responsabili dei danni da fumo e possono essere chiamati a risarcire anche gli eredi dei fumatori deceduti.
Si tratta di una pronuncia che ribalta la tradizionale impostazione: non basta più invocare la “libera scelta” del fumatore per escludere la colpa dell’azienda, né sostenere che i rischi fossero già noti dagli anni Sessanta. La Suprema Corte ha chiarito che la commercializzazione di sigarette è un’attività pericolosa ai sensi dell’articolo 2050 del codice civile: chi la esercita deve dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per evitare il danno, altrimenti è tenuto al risarcimento.
La vicenda riguarda un uomo morto per neoplasia polmonare dopo aver fumato due pacchetti al giorno dal 1968 al 2013. In primo e secondo grado era stato escluso ogni indennizzo agli eredi, sostenendo che il decesso fosse imputabile unicamente al fumatore. La Cassazione ha invece ribaltato il verdetto: la responsabilità ricade anche sul produttore, che non aveva adeguatamente informato dei rischi specifici e della dipendenza da nicotina.
I giudici hanno sottolineato che la semplice conoscenza “generica” del pericolo non equivale a consapevolezza piena. Le campagne incisive di dissuasione, in Italia, sono arrivate solo dal 2003, quando la vittima fumava già da 35 anni. Inoltre, l’assuefazione indotta dalla nicotina riduce drasticamente la libertà di scelta del consumatore, rendendo irrilevante il concorso di colpa.
La conseguenza più rilevante è l’inversione dell’onere della prova: saranno le aziende del tabacco a dover dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. Per le vittime e i loro familiari si apre ora la strada per chiedere risarcimenti sia patrimoniali che non patrimoniali.
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