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Letto per voi
14 Dicembre 2025 - 09:40
John Grisham ha sempre dipinto magistralmente avvocati, procuratori, vittime e la macchina della giustizia americana, con i suoi pregi e le sue storture (soprattutto). Ma il meglio di sé lo dà quando racconta dei piccoli studi o degli avvocati di provincia, meglio ancora se nella sua Virginia rurale, dove la macchina della giustizia e quella dell’odio spesso lavorano in sincrono, fino a stritolarti.
Succede (anche) questo ne “La vedova” (Mondadori, 24 euro, traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe), l’ultimo thriller appena approdato in libreria.
Protagonista è Simon Latch, piccolo avvocato di provincia il cui compito principale è redarre testamenti a 250 dollari l’uno, atti di varia natura, fallimenti, ma che si tiene sempre a distanza dai casi penali, non sapendo cosa gli pioverà addosso. Ha un matrimonio a pezzi, tanto che vive in un monolocale ricavato sopra lo studio, gioca assiduamente ai videopoker e scommette sul basket universitario, ma in sostanza non ha mai un dollaro da parte. A poco più di quarant’anni, non è certo la carriera che sognava.
Quindi, cosa può scattargli in testa quando Eleanor Barnett, un’anziana vedova di ottantacinque anni, entra nel suo studio dicendo che vuole fare testamento? Soprattutto nel momento in cui la signora parla di una fortuna in azioni, roba da calcolare in milioni di dollari?
Grisham è maestro nel raccontare la scintilla dell’avidità che tutti prende, Simon non fa certo eccezione. E così redige il testamento in segreto, pregustando il momento in cui avrà molti soldi. Il dramma arriva quando Eleanor, ricoverata per un incidente d’auto, muore misteriosamente. E lui, l’avvocato avido, diventa il principale indiziato.
Come può, a questo punto, un uomo sospettato di omicidio, con tutti gli indizi - e l’odio del paese - contro, salvarsi? Cercando il vero assassino, ovvio. Fuori dai meccanismi della trama, attenzione a quanto Grisham vi racconta sugli errori giudiziari, sui verdetti di giurie popolari in assoluta buona fede, di innocenti condannati dai “dodici loro pari”. Qui, il re del legal thriller non risparmia niente e nessuno.
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