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CARCERI

Emergenza suicidi in carcere, è Torino a detenere uno dei primati più neri

L'incontro aperto alla Circoscrizione 3 con la garante Monica Gallo

Emergenza suicidi in carcere, è Torino a detenere uno dei primati più neri

Parlare di emergenza carceri, oggi, è riduttivo. Il numero di suicidi cresce come una condanna collettiva: nei primi 9 mesi del 2024, 73 detenuti si sono tolti la vita. A questo tragico conteggio si aggiungono 6 agenti penitenziari. E' Torino a detenere uno dei primati più neri: 4 suicidi nel 2023, 2 nel 2024. Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Monica Gallo, insieme alla Circoscrizione 3 di Torino, ha deciso di organizzare un incontro per dare voce a chi non ce l’ha più, come Azzurra Campari, la 28enne che si è impiccata alle Vallette un anno fa in una cella d'isolamento.

Lei era lì per piccoli reati commessi 10 anni prima e per un disturbo psichico che avrebbe richiesto assistenza, non isolamento: abbandonata da un sistema che dovrebbe proteggere, non distruggere. Elisabetta Baro di Teatro e Società ha recitato una lettera che sarebbe potuta essere scritta da Azzurra stessa, parole intrise di dolore: "L'11 agosto me ne sono andata, pagando con la mia vita la fuga da quell'inferno". Presente anche Mara Lupi, comandante degli agenti penitenziari alle Vallette: "Un agente ogni 40, 50 detenuti: come possiamo realmente proteggerli da gesti autoconservativi?" Alessandro, ex detenuto, ha raccontato un’altra tragedia: un 38enne si impiccò il 24 luglio 2022. Col lenzuolo. "Sentivamo i suoi rantoli ma gli agenti non avevano le chiavi delle celle, solo dei reparti. Il tempo di andare a prenderle ed era già morto".

Alessandro ha vissuto l'isolamento per due mesi, sospettato di una fantomatica infezione da scabbia che non aveva. Ma quando ha davvero avuto bisogno di cure "ho dovuto ingerire due pile per essere ricoverato". Il carcere diventa un luogo dove il dolore fisico e mentale viene ignorato, a meno che tu non faccia qualcosa di estremo per attirare l’attenzione. "Volevo dare fuoco alla cella per il freddo. Non c’erano coperte termiche, avevamo solo le divise leggere". Infine, l'importante testimonianza di Roberto Capra, avvocato e presidente della Camera Penale Vittorio Chiusano: "Siamo rimasti a un'idea di detenzione antica. A entrare in una cella, sembra di essere nel medioevo, esclusa la tv tutto è rimasto uguale".

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